Quando il Signore visita il suo popolo, ci porta la gioia, ci
porta la conversione.
E tutti noi abbiamo paura non dell’allegria della gioia che porta il Signore, perché non possiamo
controllarla.
Abbiamo paura della conversione, perché convertirsi
significa lasciare che il Signore ci conduca”.
noi cristiani, noi pastori siamo contenti di noi? Perché
abbiamo tutto sistemato e non abbiamo bisogno di nuove visite del
Signore… E il Signore continua a bussare alla porta, di ognuno di noi e
della sua Chiesa, dei pastori della Chiesa. Eh sì, la porta del cuore
nostro, della Chiesa, dei pastori non si apre: il Signore piange, anche
oggi”.
Gesù
piange su Gerusalemme perché non ha riconosciuto Colui che porta la
pace. il Signore
piange per “la chiusura del cuore” della “città eletta, del popolo
eletto. Non aveva tempo per aprirgli la porta! Era troppa indaffarata,
troppo soddisfatta di se stessa. E Gesù continua a bussare alle porte,
come ha bussato alla porta del cuore di Gerusalemme: alle porte dei suoi
fratelli, delle sue sorelle; alle porte nostre, alle porte del nostro
cuore, alle porte della sua Chiesa. Gerusalemme si sentiva contenta,
tranquilla con la sua vita e non aveva bisogno del Signore: non se ne
era accorta che aveva bisogno di salvezza. E per questo ha chiuso il suo
cuore davanti al Signore”. “Il pianto di Gesù” su Gerusalemme è “il pianto sulla sua Chiesa, oggi, su di noi”:
“E perché Gerusalemme non aveva
ricevuto il Signore? Perché era tranquilla con quello che aveva, non
voleva problemi.
Aveva paura di
essere visitata dal Signore; aveva paura della gratuità della visita del
Signore. Era sicura nelle cose che lei poteva gestire.
Noi siamo sicuri
nelle cose che noi possiamo gestire… Ma la visita del Signore, le sue
sorprese, noi non possiamo gestirle”.
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