le
due parabole della pecora smarrita e della moneta perduta.
I farisei e
gli scribi si scandalizzano perché Gesù “accoglie i peccatori e mangia
con loro”.
Ma Gesù è venuto “per questo: per andare a cercare quelli
che si erano allontanati dal Signore”.
Il cuore di Dio non si ferma, Dio non va
fino ad un certo punto, Dio va fino in fondo, al limite, sempre va al
limite; non si ferma a metà cammino della salvezza, sempre esce, scende in
campo.
Dio non è un
affarista, Dio è Padre e va a salvare fino alla fine, fino al limite.
“E’ triste il pastore che apre la
porta della Chiesa e rimane lì ad aspettare.
E’ triste il cristiano che
non sente dentro, nel suo cuore, il bisogno, la necessità di andare a
raccontare agli altri che il Signore è buono.
Il vero cristiano
ha questo zelo dentro: nessuno si perda. E per questo non ha paura di
sporcarsi le mani. Non ha paura. Va dove deve andare. Rischia la sua
vita, rischia la sua fama, rischia di perdere la sua comodità, il suo
status.
E’ tanto facile
condannare gli altri, non è cristiano.
Cristiani a metà cammino, mai! E’ quello che ha fatto
Gesù”.
“Il buon pastore, il buon cristiano esce, sempre è in uscita: è in uscita da se stesso, è
in uscita verso Dio, nella preghiera, nell’adorazione; è in uscita
verso gli altri per portare il messaggio di salvezza”. E il buon pastore
e il buon cristiano conoscono cosa sia la tenerezza:
“Questi scribi, farisei non ne
sapevano, non sapevano cosa fosse caricare sulle spalle la pecora, con
quella tenerezza, e riportarla con le altre al suo posto.
non
avere paura che si sparli di noi per andare a trovare i fratelli e le
sorelle che sono lontani dal Signore.
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