mercoledì 12 novembre 2014

LEBBRA



27 gennaio giornata per i lebbrosi[1]
L’ultima domenica di gennaio si celebra la “giornata mondiale per i lebbrosi” questanno è la XXI. Sorta pe iniziativa di Raoul Follerau, essa ha lo scopo di sensibilizzare il mondo al problema di 15 milioni di uomini, quasi tutti appartenenti ai paesi più poveri, colpiti da una malattia che oggi ha ampie possibilità di essere curata e guarita se si interviene in tempo. I missionari Cattolici hanno sempre considerato loro specifico dovere interessarsi della sorte dei lebbrosi, proprio perché essi sono i più poveri tra i poveri.
Il più famoso di essi è padre Damiano De Veuster, morto lebbroso a Molokai, in Oceania, dopo aver creato in quell’inferno di segregazione una vera comunità di fede e di amore.
Ma gli esempi di eroismo e di dedizione sono senza numero. Il 31 ottobre 1973 è morto a 78 anni mons. Jean Cassaigue delle Missioni esteri di Parigi, vicario apostolico a Saigon dal 1941 al 1955. egli era nel Vietnam dal 1926, si era dedicato principalmente all’evangelizzazione delle popolazioni montanare della regione e nel suo zelo costruì un lebbrosario-villaggio a Dilinh nella Diocesi di Dalat e chiuse la sua esistenza col supremo sacrificio contraendo il morbo dei suoi cari figliuoli. Unica preoccupazione era che i lebbrosi non venissero abbandonati dopo la sua scomparsa.
Il padre Giuseppe Greggio presta da anni la sua opera a Mosango nello Zaire. Una suora, suor Maria Susanna delle Missionarie Mariste, morta a Lione nel 1957, riuscì a isolare , dopo lunghissimi anni di ricerche in laboratorio, uno dei bacilli della lebbra, il “Mycobacterium Marianum”, contro il quale preparò anche un vaccino.
Vi sono poi innumerevoli opere di assistenza e i vari centri di riabilitazione. Questi ultimi sono di un importanza vitale per il reinserimento dei lebbrosi guaiti nella società. Dati i pregiudizi secolari esistenti contro questa malattia, la soluzione del problema non è sempre facile, anche per l’ostracismodi cui i malati di lebbra sono ancora oggetto. Eppure sono anch’essi nostri fratelli ai quali secondo l’espressione di Follerai, “dobbiamo aprire il cammino della speranza”. Quel camino iniziò esattamente nel 1873, con la scoperta del bacillo della lebbra da parte del norvegese Armanauer Hansen.
Chi più di tutti oggi porta avanti con zelo veramente apostolico la campagna contro la lebbra è l’avv. Raoul Folleraou , l’apostolo volante da un continente all’altro in compagnia della sua degna signora, che con lui nei vari lebbrosari porta non solo l’aiuto dei farmaci, ma anche il calore dell’amore e il confroto della speranza cristiana.
La stampa di alcuni anni fa riportò la coraggiosa sfida lanciata da Follerai ai due K, i potenti presidenti Kennedy e Kruscev: consegnare per i suoi lebbrosi l’equivalente prezzo di un bombardiere per uno, cioè circa 2 miliardi di lire, che potevano in gran parte contribuire a risolvere il problema dei lebbrosi nel mondo. La richiesta non ebbe successo.
Se oggi nel mondo esistono ancora 15 milioni di lebbrosi, dobbiamo sentirci tutti sotto accusa, in proporzione a ciò che possiamo fare e non facciamo per risolvere questa miseria umana. E pensare che la cura per guarire un lebbroso costa appena 2.000 lire
L’arciprete DON ANGELO MASTRANDREA


[1] MASTRANDREA don Angelo, Partecipare, n. 1 gannaio 1974, p. 2

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