giovedì 23 gennaio 2014

cittadini digitali

l vero potere della comunicazione è la “prossimità”. 
 il Papa paragona il comunicatore al Buon Samaritano che si fa prossimo agli altri. Nell’ambiente digitale il cristiano è chiamato ad offrire la sua testimonianza e a raggiungere le “periferie esistenziali”. 
I media “possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni gli altri”. 
 La cultura dell’incontro “richiede che siamo disposti non soltanto a dare, ma anche a ricevere dagli altri”. 
I media ed Internet in particolare possono aiutarci, offrendoci “maggiori possibilità di incontro e di solidarietà fra tutti”. 
Ci sono degli “aspetti problematici”, innanzitutto la “velocità dell’informazione” che “supera la nostra capacità di riflessione e giudizio”. 
 “il desiderio di connessione digitale può finire per isolarci dal nostro prossimo”, senza dimenticare poi chi, “per diversi motivi, non ha accesso ai media sociali” e “rischia di essere escluso”.

La comunicazione è, in definitiva, una conquista più umana che tecnologica”. Anche nell’ambiente digitale “recuperare un certo senso di lentezza e di calma”. Abbiamo bisogno di “essere pazienti se vogliamo capire chi è diverso da noi: la persona esprime pienamente se stessa non quando è semplicemente tollerata, ma quando sa di essere davvero accolta”
“Chi comunica si fa prossimo. E il buon samaritano  non solo si fa prossimo, ma si fa carico di quell’uomo che vede mezzo morto sul ciglio della strada”. Gesù inverte la prospettiva: non si tratta di riconoscere l’altro come un mio simile, ma della mia capacità di farmi simile all’altro”. 
Quando “la comunicazione ha il prevalente scopo di indurre al consumo o alla manipolazione delle persone, ci troviamo di fronte a un’aggressione violenta come quella subita dall’uomo percosso dai briganti e abbandonato lungo la strada”. Oggi corriamo il rischio che alcuni media ci condizionino al punto da farci ignorare il nostro prossimo reale”
Non basta “semplicemente essere connessi  occorre che la connessione sia accompagnata dall’incontro vero”, perché “non possiamo vivere da soli, rinchiusi in noi stessi”. 
Solo chi comunica mettendo in gioco se stesso può rappresentare un punto di riferimento”. 
Le strade digitali, “affollate di umanità, spesso ferita: uomini e donne che cercano una salvezza o una speranza”. “Aprire le porte delle chiese significa anche aprirle nell’ambiente digitale, sia perché la gente entri”, sia “perché il Vangelo possa varcare le soglie del tempio e uscire incontro a tutti”. 
La testimonianza cristiana non si fa con il bombardamento di messaggi religiosi ma con la volontà di donare se stessi agli altri”. 
come i discepoli di Emmaus “occorre sapersi inserire nel dialogo con gli uomini e le donne di oggi, per comprenderne le attese, i dubbi, le speranze, e offrire loro il Vangelo”. 
Dialogare significa essere convinti che l’altro abbia qualcosa di buono da dire, fare spazio al suo punto di vista, alle sue proposte”. D
La nostra comunicazione sia olio profumato per il dolore e vino buono per l’allegria”. “La nostra luminosità non provenga da trucchi o effetti speciali, ma dal nostro farci prossimo di chi incontriamo” lungo il cammino. “Non abbiate timore di farvi cittadini dell’ambiente digitale 


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/01/23/il_papa:_il_comunicatore_sia_come_il_buon_samaritano,_il_suo_potere_%c3%a8/it1-766524
del sito Radio Vaticana 

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