l Battesimo è il dono attraverso il quale da venti secoli la fede in Dio viene trasmessa a ogni generazione. Ed è un dono che ha bisogno di un “nuovo protagonismo” missionario da parte dei cristiani.
“Allora la comunità si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento. E quando nasceva un bambino, il papà o la mamma lo battezzavano, perché tutti noi possiamo battezzare. Quando, dopo circa due secoli e mezzo (...) i missionari ritornarono in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire. Erano sopravvissuti con la grazia del loro Battesimo! Ma questo è grande! Il popolo di Dio trasmette la fede, battezza i suoi figli e va avanti”. Quella comunità in Giappone sopravvisse nella fede grazie a una fiamma tenuta accesa di genitore in figlio. E questo accade da sempre, fin da quando Gesù inviò i primi Discepoli a battezzare:
“In effetti, come di generazione in generazione si trasmette la vita, così anche di generazione in generazione, attraverso la rinascita dal fonte battesimale, si trasmette la grazia. (…) C’è una catena nella trasmissione della fede per il Battesimo, e ognuno di noi è l’anello di quella catena, un passo avanti sempre, come un fiume che irriga. E così è la grazia di Dio e così è la nostra fede, che dobbiamo trasmettere ai nostri figli, trasmettere ai bambini, perché loro, quando siano adulti, la possano trasmettere ai loro figli”.
Ma c’è un’altra cosa che insegna quell’antica storia dal Giappone: chi è battezzato è per sua natura missionario. “Il Popolo di Dio è un Popolo discepolo, perché riceve la fede, e missionario, perché trasmette la fede”. Per questo serve un "nuovo protagonismo" nei cristiani di oggi. Tra i quali può accadere, che a essere maestro sia chi, in apparenza, venga ritenuto soprattutto discepolo:
Anche i vescovi e il Papa devono essere discepoli, perché se non sono discepoli non fanno il bene, non possono essere missionari, non possono trasmettere la fede.
“Allora la comunità si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento. E quando nasceva un bambino, il papà o la mamma lo battezzavano, perché tutti noi possiamo battezzare. Quando, dopo circa due secoli e mezzo (...) i missionari ritornarono in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire. Erano sopravvissuti con la grazia del loro Battesimo! Ma questo è grande! Il popolo di Dio trasmette la fede, battezza i suoi figli e va avanti”. Quella comunità in Giappone sopravvisse nella fede grazie a una fiamma tenuta accesa di genitore in figlio. E questo accade da sempre, fin da quando Gesù inviò i primi Discepoli a battezzare:
“In effetti, come di generazione in generazione si trasmette la vita, così anche di generazione in generazione, attraverso la rinascita dal fonte battesimale, si trasmette la grazia. (…) C’è una catena nella trasmissione della fede per il Battesimo, e ognuno di noi è l’anello di quella catena, un passo avanti sempre, come un fiume che irriga. E così è la grazia di Dio e così è la nostra fede, che dobbiamo trasmettere ai nostri figli, trasmettere ai bambini, perché loro, quando siano adulti, la possano trasmettere ai loro figli”.
Ma c’è un’altra cosa che insegna quell’antica storia dal Giappone: chi è battezzato è per sua natura missionario. “Il Popolo di Dio è un Popolo discepolo, perché riceve la fede, e missionario, perché trasmette la fede”. Per questo serve un "nuovo protagonismo" nei cristiani di oggi. Tra i quali può accadere, che a essere maestro sia chi, in apparenza, venga ritenuto soprattutto discepolo:
Anche i vescovi e il Papa devono essere discepoli, perché se non sono discepoli non fanno il bene, non possono essere missionari, non possono trasmettere la fede.
tutti noi, discepoli e missionari!”.
E in questo corpo unito – in cui si entra per la “porta” del Battesimo e in cui la "dimensione comunitaria non è solo una 'cornice'" – vale anche un’altra regola:
“Nessuno si salva da solo. Questo è importante: nessuno si salva da solo. Siamo comunità di credenti, siamo popolo di Dio e in questa comunità sperimentiamo la bellezza di condividere l’esperienza di un amore che ci precede tutti, ma che nello stesso tempo ci chiede di essere ‘canali’ della grazia gli uni per gli altri, malgrado i nostri limiti e i nostri peccati”.“Le difficoltà e le persecuzioni, quando vengono vissute con affidamento, fiducia e speranza, purificano la fede e la fortificano. Siate veri testimoni di Cristo e del Suo Vangelo, autentici figli della Chiesa, pronti sempre a rendere ragione della vostra speranza, con amore e rispetto.”
vivere con generosità il proprio impegno ecclesiale, perché il Signore riempia i cuori della gioia che solo Lui può donare”.
E in questo corpo unito – in cui si entra per la “porta” del Battesimo e in cui la "dimensione comunitaria non è solo una 'cornice'" – vale anche un’altra regola:
“Nessuno si salva da solo. Questo è importante: nessuno si salva da solo. Siamo comunità di credenti, siamo popolo di Dio e in questa comunità sperimentiamo la bellezza di condividere l’esperienza di un amore che ci precede tutti, ma che nello stesso tempo ci chiede di essere ‘canali’ della grazia gli uni per gli altri, malgrado i nostri limiti e i nostri peccati”.“Le difficoltà e le persecuzioni, quando vengono vissute con affidamento, fiducia e speranza, purificano la fede e la fortificano. Siate veri testimoni di Cristo e del Suo Vangelo, autentici figli della Chiesa, pronti sempre a rendere ragione della vostra speranza, con amore e rispetto.”
vivere con generosità il proprio impegno ecclesiale, perché il Signore riempia i cuori della gioia che solo Lui può donare”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/01/15/udienza_generale._il_papa:_il_battesimo_ci_rende_tutti_anelli_di_una/it1-764237
del sito Radio Vaticana
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