Il dono dell'Intelletto.
“Non si tratta qui
dell’intelligenza umana, della capacità intellettuale .
È invece una grazia che solo lo
Spirito Santo può infondere e che suscita nel cristiano
la capacità di
andare al di là dell’aspetto esterno della realtà e scrutare le
profondità del pensiero di Dio e del suo disegno di salvezza”.
“L’apostolo
Paolo dice questo:
«Quelle cose che occhio
non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha
preparate per coloro che lo amano. Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo
dello Spirito» (1 Cor 2,9-10).
Questo ovviamente non significa che un
cristiano possa comprendere ogni cosa e avere una conoscenza piena dei
disegni di Dio: tutto ciò rimane in attesa di manifestarsi in tutta la
sua limpidezza quando ci troveremo al cospetto di Dio e saremo davvero
una cosa sola con Lui. Però, come suggerisce la parola stessa,
l’intelletto permette di ‘intus legere’, cioè di ‘leggere dentro’: e
questo dono ci fa capire le cose come le capisce Dio, con l’intelligenza
di Dio. Perché uno può capire una situazione con l’intelligenza umana,
con prudenza, e va bene. Ma, capire una situazione in profondità, come
le capisce Dio, è l’effetto di questo dono. E Gesù ha voluto inviarci lo
Spirito Santo perché noi abbiamo questo dono, perché tutti noi possiamo
capire le cose come Dio le capisce, con l’intelligenza di Dio. E’ un
bel regalo che il Signore ci ha fatto a tutti noi. E’ il dono con cui lo
Spirito Santo ci introduce nella intimità con Dio e ci rende partecipi
del disegno d’amore che Lui ha con noi".
“E’ chiaro allora – ha
osservato - che il dono dell’intelletto è strettamente connesso alla
fede. Quando lo Spirito Santo abita nel nostro cuore e illumina la
nostra mente, ci fa crescere giorno dopo giorno nella comprensione di
quello che il Signore ha detto e ha compiuto – lo stesso Gesù ha detto
ai suoi discepoli: ‘Io vi invierò lo Spirito Santo e Lui vi farà capire
tutto quello che io vi ho insegnato’. Capire gli insegnamenti di Gesù,
capire la sua Parola, capire il Vangelo, capire la Parola di Dio. Uno
può leggere il Vangelo e capire qualcosa, ma se noi leggiamo il Vangelo
con questo dono dello Spirito Santo possiamo capire la profondità delle
parole di Dio. E questo è un gran dono, un gran dono che tutti noi
dobbiamo chiedere e chiedere insieme: Dacci, Signore, il dono
dell’intelletto”.
lo Spirito Santo
ci apre la menteper capire meglio
le cose di Dio, le cose umane, le situazioni, tutte le cose. E’
importante il dono dell’intelletto per la nostra vita cristiana.
Chiediamolo al Signore, che ci dia, che ci dia a tutti noi questo dono
per capire, come capisce Lui, le cose che accadono e per capire,
soprattutto, la Parola di Dio nel Vangelo. Grazie”.
mercoledì 30 aprile 2014
martedì 29 aprile 2014
Pace, perdono, povertà
la prima comunità cristiana
così come descritta dagli Atti degli Apostoli:
capace di piena concordia al suo interno,
di dare testimonianza di Cristo al di fuori,
di impedire che nessuno dei suoi membri patisse la miseria.
...
“rinascere dall’Alto”, dallo Spirito, che dà vita al primo nucleo dei “nuovi cristiani”, quando “ancora non si chiamavano così”:
“’Aveva un solo cuore e un’anima sola’.
La pace. Una comunità in pace, significa che in quella comunità non c’era posto per le chiacchiere, per le invidie, per le calunnie, per le diffamazioni. Pace.
Il perdono: ‘L’amore copriva tutto’. Per qualificare una comunità cristiana su questo, dobbiamo domandarci com’è l’atteggiamento dei cristiani. Sono miti, umili? In quella comunità ci sono liti fra loro per il potere? Liti d’invidia? Ci sono chiacchiere? Non sono sulla strada di Gesù Cristo. Questa peculiarità è tanto importante, tanto importante, perché il demonio cerca di dividerci sempre. E’ il padre della divisione”.
Non che mancassero i problemi anche in quella prima comunità.
le lotte interne, le lotte dottrinali, le lotte di potere” che pure sopraggiunsero più avanti.
Tuttavia, quel “momento forte” dell’inizio fissa per sempre l’essenza della comunità nata dallo Spirito. Una comunità concorde e, una comunità di testimoni della fede.
“È una comunità che dà testimonianza della risurrezione di Gesù Cristo?
Dare testimonianza che Gesù è vivo, è fra noi. E così si può verificare come va una comunità”.com’è il tuo atteggiamento o l’atteggiamento di questa comunità con i poveri?
questa comunità è povera? Povera di cuore, povera di spirito? O mette la sua fiducia nelle ricchezze? Nel potere? Armonia, testimonianza, povertà e avere cura dei poveri. E questo è quello che Gesù spiegava a Nicodemo: questo nascere dall’Alto. Perché l’unico che può fare questo è lo Spirito. Questa è opera dello Spirito. La Chiesa la fa lo Spirito. Lo Spirito fa l’unità. Lo Spirito ti spinge verso la testimonianza. Lo Spirito ti fa povero, perché Lui è la ricchezza e fa che tu abbia cura dei poveri”.
“Che lo Spirito Santo ci aiuti a camminare su questa strada di rinati per la forza del Battesimo”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/29/il_papa:_una_comunit%C3%A0_cristiana_%C3%A8_in_pace,_testimonia_cristo_e_assiste/it1-794858
del sito Radio Vaticana
capace di piena concordia al suo interno,
di dare testimonianza di Cristo al di fuori,
di impedire che nessuno dei suoi membri patisse la miseria.
...
“rinascere dall’Alto”, dallo Spirito, che dà vita al primo nucleo dei “nuovi cristiani”, quando “ancora non si chiamavano così”:
“’Aveva un solo cuore e un’anima sola’.
La pace. Una comunità in pace, significa che in quella comunità non c’era posto per le chiacchiere, per le invidie, per le calunnie, per le diffamazioni. Pace.
Il perdono: ‘L’amore copriva tutto’. Per qualificare una comunità cristiana su questo, dobbiamo domandarci com’è l’atteggiamento dei cristiani. Sono miti, umili? In quella comunità ci sono liti fra loro per il potere? Liti d’invidia? Ci sono chiacchiere? Non sono sulla strada di Gesù Cristo. Questa peculiarità è tanto importante, tanto importante, perché il demonio cerca di dividerci sempre. E’ il padre della divisione”.
Non che mancassero i problemi anche in quella prima comunità.
le lotte interne, le lotte dottrinali, le lotte di potere” che pure sopraggiunsero più avanti.
Tuttavia, quel “momento forte” dell’inizio fissa per sempre l’essenza della comunità nata dallo Spirito. Una comunità concorde e, una comunità di testimoni della fede.
“È una comunità che dà testimonianza della risurrezione di Gesù Cristo?
Dare testimonianza che Gesù è vivo, è fra noi. E così si può verificare come va una comunità”.com’è il tuo atteggiamento o l’atteggiamento di questa comunità con i poveri?
questa comunità è povera? Povera di cuore, povera di spirito? O mette la sua fiducia nelle ricchezze? Nel potere? Armonia, testimonianza, povertà e avere cura dei poveri. E questo è quello che Gesù spiegava a Nicodemo: questo nascere dall’Alto. Perché l’unico che può fare questo è lo Spirito. Questa è opera dello Spirito. La Chiesa la fa lo Spirito. Lo Spirito fa l’unità. Lo Spirito ti spinge verso la testimonianza. Lo Spirito ti fa povero, perché Lui è la ricchezza e fa che tu abbia cura dei poveri”.
“Che lo Spirito Santo ci aiuti a camminare su questa strada di rinati per la forza del Battesimo”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/29/il_papa:_una_comunit%C3%A0_cristiana_%C3%A8_in_pace,_testimonia_cristo_e_assiste/it1-794858
del sito Radio Vaticana
lunedì 28 aprile 2014
Perché stai cercando tra i morti colui che è vivo?’
“Perché
io nella vita cerco tra i morti Colui che è vivo?
È un limite tutto umano cercare ciò che serve nel posto sbagliato.
...
Nessuno all’inizio riconosce Gesù:
né la Maddalena davanti al sepolcro vuoto,
né i discepoli di Emmaus che tornano a casa “depressi” e sconfitti. Addirittura un Apostolo, Tommaso, “pone delle condizioni” per credere alla Risurrezione: mettere il dito nelle piaghe:
“’Perché stai cercando tra i morti colui che è vivo?’.
Quante volte noi cerchiamo la vita fra le cose morte,
fra le cose che non possono dare vita,
fra le cose che oggi sono e domani non saranno più?
“Non è scontato accettare la vita del Risorto”
...
La cecità che impedisce di vedere “Gesù vivo è la chiusura “in una qualsiasi forma di egoismo o di autocompiacimento”, il lasciarsi “sedurre dai poteri terreni e dalle cose di questo mondo dimenticando Dio e il prossimo”, il riporre le “speranze in vanità mondane, nel denaro, nel successo”:
“Allora la Parola di Dio ci dice:
‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo?’.
...
Cercare Gesù nel posto giusto, cominciando a porsi la giusta domanda e sapendo che Gesù vivo “sarà sempre vicino a noi per correggere la rotta se noi abbiamo sbagliato”:
“‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo?’.
Questa domanda ci fa superare la tentazione di guardare indietro, a ciò che è stato ieri, e ci spinge in avanti verso il futuro. Gesù non è nel sepolcro, è il Risorto!, Lui è il Vivente, Colui che sempre rinnova il suo corpo che è la Chiesa e lo fa camminare attirandolo verso di Lui. ‘Ieri’ è la tomba di Gesù e la tomba della Chiesa, il sepolcro della verità e della giustizia; ‘oggi’ è la risurrezione perenne verso la quale ci sospinge lo Spirito Santo, donandoci la piena libertà”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/23/udienza_generale._il_papa:_ges%C3%B9_%C3%A8_vivo,_non_cerchiamolo_in_sepolcri/it1-793137
del sito Radio Vaticana
È un limite tutto umano cercare ciò che serve nel posto sbagliato.
...
Nessuno all’inizio riconosce Gesù:
né la Maddalena davanti al sepolcro vuoto,
né i discepoli di Emmaus che tornano a casa “depressi” e sconfitti. Addirittura un Apostolo, Tommaso, “pone delle condizioni” per credere alla Risurrezione: mettere il dito nelle piaghe:
“’Perché stai cercando tra i morti colui che è vivo?’.
Quante volte noi cerchiamo la vita fra le cose morte,
fra le cose che non possono dare vita,
fra le cose che oggi sono e domani non saranno più?
“Non è scontato accettare la vita del Risorto”
...
La cecità che impedisce di vedere “Gesù vivo è la chiusura “in una qualsiasi forma di egoismo o di autocompiacimento”, il lasciarsi “sedurre dai poteri terreni e dalle cose di questo mondo dimenticando Dio e il prossimo”, il riporre le “speranze in vanità mondane, nel denaro, nel successo”:
“Allora la Parola di Dio ci dice:
‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo?’.
...
Cercare Gesù nel posto giusto, cominciando a porsi la giusta domanda e sapendo che Gesù vivo “sarà sempre vicino a noi per correggere la rotta se noi abbiamo sbagliato”:
“‘Perché cercate tra i morti colui che è vivo?’.
Questa domanda ci fa superare la tentazione di guardare indietro, a ciò che è stato ieri, e ci spinge in avanti verso il futuro. Gesù non è nel sepolcro, è il Risorto!, Lui è il Vivente, Colui che sempre rinnova il suo corpo che è la Chiesa e lo fa camminare attirandolo verso di Lui. ‘Ieri’ è la tomba di Gesù e la tomba della Chiesa, il sepolcro della verità e della giustizia; ‘oggi’ è la risurrezione perenne verso la quale ci sospinge lo Spirito Santo, donandoci la piena libertà”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/23/udienza_generale._il_papa:_ges%C3%B9_%C3%A8_vivo,_non_cerchiamolo_in_sepolcri/it1-793137
del sito Radio Vaticana
Angelo e karol Santi
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II sono Santi.
La santità è possibile, la santità è necessaria perché la Chiesa continui a camminare nella storia testimoniando la gioia del Risorto.
nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi”. Quelle piaghesono indispensabili per credere in Dio.
Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà
“San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia”.
“Sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie
“San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia”.
“Sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie
ma non ne sono stati sopraffatti”:
“Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria”.
“In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia – dimorava una speranza viva, insieme con una gioia indicibile e gloriosa”:
“La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza”. ....
“Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria”.
“In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia – dimorava una speranza viva, insieme con una gioia indicibile e gloriosa”:
“La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza”. ....
l’essenziale del Vangelo: l’amore, la misericordia, in semplicità e fraternità
...
Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; Papa della docilità allo Spirito Santo”.
“In questo servizio al Popolo di Dio, San Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia”.
“Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama”.
“In questo servizio al Popolo di Dio, San Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia”.
“Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/27/giovanni_xxiii_e_giovanni_paolo_ii_sono_santi._papa_francesco:_non/it1-794342
del sito Radio Vaticana
mercoledì 16 aprile 2014
dono della vita
settimana santa Mercoledì
il tradimento di Giuda che mercanteggia e consegna il suo Maestro.
Passione di Cristo, un percorso doloroso, che sceglie in assoluta libertà.
Io dono la mia vita.
Via dell'umiliazione, spoliazione che Gesù percorre fino alla peggior morte in croce.
Gesù muore come un delinquente, la sua è risposta al male sofferenza e morte.
Gesù prende tutta questa sofferenza su di sè. Ha preso tutta la sofferenza umana.
Mistero della grande umiltà e del grande amore di Dio.
Il dolore di Gesù per me.
Nulla è perduto. La croce è più vicina alla resurrezione.
Baciamo il crocifisso è diciamo grazie Gesù.
il tradimento di Giuda che mercanteggia e consegna il suo Maestro.
Passione di Cristo, un percorso doloroso, che sceglie in assoluta libertà.
Io dono la mia vita.
Via dell'umiliazione, spoliazione che Gesù percorre fino alla peggior morte in croce.
Gesù muore come un delinquente, la sua è risposta al male sofferenza e morte.
Gesù prende tutta questa sofferenza su di sè. Ha preso tutta la sofferenza umana.
Mistero della grande umiltà e del grande amore di Dio.
Il dolore di Gesù per me.
Nulla è perduto. La croce è più vicina alla resurrezione.
Baciamo il crocifisso è diciamo grazie Gesù.
martedì 15 aprile 2014
briciole di sapienza VII
- post aprile 2014
- IL DRAMMA DEL CUORE CHIUSO DELLA MENTE CHIUSA
- spirito santo dona SAPIENZA
- gloriamoci della croce simbolo di amore
- creati per amare
- vuoi guarire? Non peccare più
- post di marzo 2014
- camminare verso la vita nuova
- hanno ancora valore le tradizioni?
- ministero di amore
- la religiosita' della donna
- cuore umile, docile e obbediente
- L’umiltà cristiana ... è dire la verità
- l'inutilita' dell'anziano
- cinguettii
- il cuore aperto alla Parola di Dio
- briciole di sapienza VI
- CONFIDA NEL PADRE PER SENTIRTI FIGLIO
- crescere in età sapienza e grazia
- Essere padre è innanzitutto essere servitore della...
- Giuseppe di Nazaret è “uomo giusto”, perché totalm...
- san Giuseppe saggio e fedele a capo della famiglia...
- lavarsi e purificarsi dall'ipocrisia e falsità
- ALLARGARE IL CUORE
- Il Vangelo sempre con noi
- Giuseppe custode di Maria e di Gesù
- Camminare, edificare, confessare.
- SEMPLICEMENTE DONNE
- cristianesimo è la “carne” stessa di Cristo che si...
- Il cristiano senza croce non è cristiano
- E' IL TEMPO DELLA MISERICORDIA
- cambiare e uscire dalle abitudini
- La Croce è sempre nella strada cristiana
giovedì 10 aprile 2014
IL DRAMMA DEL CUORE CHIUSO DELLA MENTE CHIUSA
Dio promette ad Abramo che diventerà padre di una moltitudine di nazioni,
ma lui e la sua discendenza dovranno osservare l’alleanza con il Signore.
Lo sbaglio dei #farisei è stato quello di “staccare i comandamenti dal cuore di Dio”.
Pensavano che tutto si risolvesse nell’osservare i comandamenti, così, i farisei chiudono il cuore e la mente “ad ogni novità”, non capiscono “la strada della speranza”. “E’ il dramma del cuore chiuso, il dramma della mente chiusa e quando il cuore è chiuso, questo cuore chiude la mente, e quando cuore e mente sono chiusi non c’è posto per Dio”, ma soltanto per ciò che noi crediamo si debba fare.
Invece, “i comandamenti portano una promessa e i profeti svegliano questa promessa”. Quanti hanno cuore e mente chiusi non riescono ad accogliere il “messaggio di novità” portato da Gesù, che “è quello che era stato promesso dalla fedeltà di Dio e dai profeti. Ma loro non capiscono”:
“E’ un pensiero chiuso che non è aperto al dialogo, alla possibilità che ci sia un’altra cosa, alla possibilità che Dio ci parli, ci dica com’è il suo cammino, come ha fatto con i profeti.
E’ qualcosa di più che una semplice testardaggine.
No, è di più: è l’idolatria del proprio pensiero. ‘
“Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così, non sei moderno, non sei aperto o peggio.
...
vigilare e pregare; non essere sciocchi, non comprare” cose “che non servono ed essere umili e pregare, perché il Signore sempre ci dia la libertà del cuore aperto, per ricevere la sua Parola che è promessa e gioia e alleanza! E con questa alleanza andare avanti”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/10/papa_francesco:_la_dittatura_del_pensiero_unico_uccide_la_libert%C3%A0_dei/it1-789510
del sito Radio Vaticana
ma lui e la sua discendenza dovranno osservare l’alleanza con il Signore.
Lo sbaglio dei #farisei è stato quello di “staccare i comandamenti dal cuore di Dio”.
Pensavano che tutto si risolvesse nell’osservare i comandamenti, così, i farisei chiudono il cuore e la mente “ad ogni novità”, non capiscono “la strada della speranza”. “E’ il dramma del cuore chiuso, il dramma della mente chiusa e quando il cuore è chiuso, questo cuore chiude la mente, e quando cuore e mente sono chiusi non c’è posto per Dio”, ma soltanto per ciò che noi crediamo si debba fare.
Invece, “i comandamenti portano una promessa e i profeti svegliano questa promessa”. Quanti hanno cuore e mente chiusi non riescono ad accogliere il “messaggio di novità” portato da Gesù, che “è quello che era stato promesso dalla fedeltà di Dio e dai profeti. Ma loro non capiscono”:
“E’ un pensiero chiuso che non è aperto al dialogo, alla possibilità che ci sia un’altra cosa, alla possibilità che Dio ci parli, ci dica com’è il suo cammino, come ha fatto con i profeti.
E’ qualcosa di più che una semplice testardaggine.
No, è di più: è l’idolatria del proprio pensiero. ‘
“Oggi si deve pensare così e se tu non pensi così, non sei moderno, non sei aperto o peggio.
...
vigilare e pregare; non essere sciocchi, non comprare” cose “che non servono ed essere umili e pregare, perché il Signore sempre ci dia la libertà del cuore aperto, per ricevere la sua Parola che è promessa e gioia e alleanza! E con questa alleanza andare avanti”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/10/papa_francesco:_la_dittatura_del_pensiero_unico_uccide_la_libert%C3%A0_dei/it1-789510
del sito Radio Vaticana
mercoledì 9 aprile 2014
spirito santo dona SAPIENZA
Lo Spirito santo sempre è in noi. Lo spirito stesso è il dono di Dio per eccellenza. Comunica a chi l'accoglie diversi doni spirituali.
La Chiesa individua / che indica pienezza, completezza.
SAPIENZA
INTELlETTO
CONSIGLIO
FORTEZZA
SCIENZA
PIETA'
TIMORE DI DIO.
La Sapienza non solo saggezza umana, esperienza conoscenza.
La SAPIENZA è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. La sapienza è ciò che fa lo Spirito santo affinchè noi vediamo tutto con gli occhi di Dio, ciò nasce dall'intimità con Dio. Lo Spirito Santo trasfigura il nostro cuore quando siamo in comunione con Dio.
Lo spirito Santo rende il cristiano una persona sapiente, non nel senso che sa tutto.
Persona sapiente sa di Dio.
il cuore dell'uomo saggio ha il gusto e sapore di Dio.
Amare con il cuore di Dio. Sapienza è rimproverare dolcemente i figli.. con pazienza...
nel matrimonio dopo litigi ricominciare in pace è sapienza
pregare che Dio ci dia la sua saggezza che ci insegni a parlare con le Parole di Dio. Maria è sede della saggezza.
La Chiesa individua / che indica pienezza, completezza.
SAPIENZA
INTELlETTO
CONSIGLIO
FORTEZZA
SCIENZA
PIETA'
TIMORE DI DIO.
La Sapienza non solo saggezza umana, esperienza conoscenza.
La SAPIENZA è la grazia di poter vedere ogni cosa con gli occhi di Dio. La sapienza è ciò che fa lo Spirito santo affinchè noi vediamo tutto con gli occhi di Dio, ciò nasce dall'intimità con Dio. Lo Spirito Santo trasfigura il nostro cuore quando siamo in comunione con Dio.
Lo spirito Santo rende il cristiano una persona sapiente, non nel senso che sa tutto.
Persona sapiente sa di Dio.
il cuore dell'uomo saggio ha il gusto e sapore di Dio.
Amare con il cuore di Dio. Sapienza è rimproverare dolcemente i figli.. con pazienza...
nel matrimonio dopo litigi ricominciare in pace è sapienza
pregare che Dio ci dia la sua saggezza che ci insegni a parlare con le Parole di Dio. Maria è sede della saggezza.
martedì 8 aprile 2014
gloriamoci della croce simbolo di amore
“Non esiste un cristianesimo senza Croce”.
“non c’è possibilità di uscire da soli dal nostro peccato”
la Croce non è un ornamento da mettere sull’altare, ma il mistero dell’amore di Dio.
“Il cristianesimo non è una dottrina filosofica,
non è un programma di vita per sopravvivere, per essere educati, per fare la pace. Queste sono conseguenze.
Il cristianesimo è una persona, una persona innalzata, nella Croce, una persona che annientò se stessa per salvarci; si è fatta peccato. E così come nel deserto è stato innalzato il peccato, qui è stato innalzato Dio, fatto uomo e fatto peccato per noi. E tutti i nostri peccati erano lì. Non si capisce il cristianesimo senza capire questa umiliazione profonda del Figlio di Dio, che umiliò se stesso facendosi servo fino alla morte e morte di Croce, per servire”.
“non esiste un cristianesimo senza Croce e non esiste una Croce senza Gesù Cristo”. Il cuore della salvezza di Dio è il suo Figlio, che prese su di Lui tutti i nostri peccati, le nostre superbie, le nostre sicurezze, le nostre vanità, le nostre voglie di diventare come Dio”.
“un cristiano che non sa gloriarsi in Cristo crocifisso non ha capito cosa significa essere cristiano”. Le nostre piaghe, quelle che lascia il peccato in noi, soltanto si guariscono con le piaghe del Signore, con le piaghe di Dio fatto uomo, umiliato, annientato”.
la croce
“Non è un ornamento, che noi dobbiamo mettere sempre nelle chiese, sull’altare, lì. Non è un simbolo che ci distingue dagli altri. La Croce è il mistero, il mistero dell’amore di Dio, che umilia se stesso, si fa ‘niente’, si fa peccato. Dove è il tuo peccato? ‘Ma non so, ne ho tanti qui’. No, il tuo peccato è lì, nella Croce. Vai a cercarlo lì, nelle piaghe del Signore, e il tuo peccato sarà guarito, le tue piaghe saranno guarite, il tuo peccato sarà perdonato. Il perdono che ci dà Dio non è cancellare un conto che noi abbiamo con Lui: il perdono che ci dà Dio sono le piaghe del suo Figlio sulla Croce, innalzato sulla Croce. Che Lui ci attiri verso di Lui e che noi ci lasciamo guarire”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/08/il_papa:_il_cristianesimo_non_%C3%A8_per_essere_educati,_la_croce_non_%C3%A8_un/it1-788825
del sito Radio Vaticana
“non c’è possibilità di uscire da soli dal nostro peccato”
la Croce non è un ornamento da mettere sull’altare, ma il mistero dell’amore di Dio.
“Il cristianesimo non è una dottrina filosofica,
non è un programma di vita per sopravvivere, per essere educati, per fare la pace. Queste sono conseguenze.
Il cristianesimo è una persona, una persona innalzata, nella Croce, una persona che annientò se stessa per salvarci; si è fatta peccato. E così come nel deserto è stato innalzato il peccato, qui è stato innalzato Dio, fatto uomo e fatto peccato per noi. E tutti i nostri peccati erano lì. Non si capisce il cristianesimo senza capire questa umiliazione profonda del Figlio di Dio, che umiliò se stesso facendosi servo fino alla morte e morte di Croce, per servire”.
“non esiste un cristianesimo senza Croce e non esiste una Croce senza Gesù Cristo”. Il cuore della salvezza di Dio è il suo Figlio, che prese su di Lui tutti i nostri peccati, le nostre superbie, le nostre sicurezze, le nostre vanità, le nostre voglie di diventare come Dio”.
“un cristiano che non sa gloriarsi in Cristo crocifisso non ha capito cosa significa essere cristiano”. Le nostre piaghe, quelle che lascia il peccato in noi, soltanto si guariscono con le piaghe del Signore, con le piaghe di Dio fatto uomo, umiliato, annientato”.
la croce
“Non è un ornamento, che noi dobbiamo mettere sempre nelle chiese, sull’altare, lì. Non è un simbolo che ci distingue dagli altri. La Croce è il mistero, il mistero dell’amore di Dio, che umilia se stesso, si fa ‘niente’, si fa peccato. Dove è il tuo peccato? ‘Ma non so, ne ho tanti qui’. No, il tuo peccato è lì, nella Croce. Vai a cercarlo lì, nelle piaghe del Signore, e il tuo peccato sarà guarito, le tue piaghe saranno guarite, il tuo peccato sarà perdonato. Il perdono che ci dà Dio non è cancellare un conto che noi abbiamo con Lui: il perdono che ci dà Dio sono le piaghe del suo Figlio sulla Croce, innalzato sulla Croce. Che Lui ci attiri verso di Lui e che noi ci lasciamo guarire”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/08/il_papa:_il_cristianesimo_non_%C3%A8_per_essere_educati,_la_croce_non_%C3%A8_un/it1-788825
del sito Radio Vaticana
mercoledì 2 aprile 2014
creati per amare
Il Matrimonio ci conduce nel cuore del disegno di Dio, che è un disegno di alleanza col suo popolo, con tutti noi, un disegno di comunione
....
“L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale, è l’uomo e la donna, tutti e due, non soltanto il maschio, l’uomo, non soltanto la donna, no: tutti e due.
Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore.
E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva.
Quando un uomo, una donna celebrano il sacramento del matrimonio Dio, si rispecchia in essi: imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore.
Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio con noi.
Dio fa dei due sposi una sola esistenza. “Una sola carne”.
...
L’uomo e la donna sono consacrati per il loro amore, per amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio”.
“Il vero legame è sempre col Signore. Quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte. Uno prega con l’altro.
E’ vero che nella vita matrimoniale ci sono tante difficoltà
Ma il segreto è che l’amore è più forte di quando si litiga.
E per questo io consiglio agli sposi, sempre, di non finire la giornata in cui hanno litigato senza fare la pace. Sempre!”.
Per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite, che vengano a casa a fare la pace! E’ sufficiente un piccolo gesto, una carezza: “Ma, ciao! A domani!” E domani si incomincia un’altra volta. E questa è la vita: portarla avanti così, portarla avanti col coraggio di volerla vivere insieme.
...
Le tre parole magiche!
Permesso: per non essere invadente nella vita dei coniugi. “Permesso; cosa ti sembra, eh? Permesso; mi permetto, eh?”
Grazie: ringraziare il coniuge. “Ma, grazie per quello che hai fatto per me; grazie di questo”.
“Scusa, per favore! Scusa!”.
Con queste tre parole, con la preghiera dello sposo per la sposa e della sposa per lo sposo e con il fare la pace sempre, prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti.
Le tre parole magiche, la preghiera e fare la pace sempre.
l’umiltà è forza e non debolezza!
Cari malati, non stancatevi di chiedere nella preghiera l’aiuto del Signore.
E voi, cari sposi novelli, gareggiate nello stimarvi e aiutarvi a vicenda”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/02/udienza_generale._il_papa:_il_matrimonio,_icona_dell%E2%80%99amore_di_dio_con/it1-786956
del sito Radio Vaticana
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“L’immagine di Dio è la coppia matrimoniale, è l’uomo e la donna, tutti e due, non soltanto il maschio, l’uomo, non soltanto la donna, no: tutti e due.
Siamo creati per amare, come riflesso di Dio e del suo amore.
E nell’unione coniugale l’uomo e la donna realizzano questa vocazione nel segno della reciprocità e della comunione di vita piena e definitiva.
Quando un uomo, una donna celebrano il sacramento del matrimonio Dio, si rispecchia in essi: imprime in loro i propri lineamenti e il carattere indelebile del suo amore.
Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio con noi.
Dio fa dei due sposi una sola esistenza. “Una sola carne”.
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L’uomo e la donna sono consacrati per il loro amore, per amore. Gli sposi infatti, in forza del Sacramento, vengono investiti di una vera e propria missione, perché possano rendere visibile, a partire dalle cose semplici, ordinarie, l’amore con cui Cristo ama la sua Chiesa, continuando a donare la vita per lei, nella fedeltà e nel servizio”.
“Il vero legame è sempre col Signore. Quando la famiglia prega, il legame si mantiene. Quando lo sposo prega per la sposa e la sposa prega per lo sposo, quel legame diviene forte. Uno prega con l’altro.
E’ vero che nella vita matrimoniale ci sono tante difficoltà
Ma il segreto è che l’amore è più forte di quando si litiga.
E per questo io consiglio agli sposi, sempre, di non finire la giornata in cui hanno litigato senza fare la pace. Sempre!”.
Per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite, che vengano a casa a fare la pace! E’ sufficiente un piccolo gesto, una carezza: “Ma, ciao! A domani!” E domani si incomincia un’altra volta. E questa è la vita: portarla avanti così, portarla avanti col coraggio di volerla vivere insieme.
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Le tre parole magiche!
Permesso: per non essere invadente nella vita dei coniugi. “Permesso; cosa ti sembra, eh? Permesso; mi permetto, eh?”
Grazie: ringraziare il coniuge. “Ma, grazie per quello che hai fatto per me; grazie di questo”.
“Scusa, per favore! Scusa!”.
Con queste tre parole, con la preghiera dello sposo per la sposa e della sposa per lo sposo e con il fare la pace sempre, prima che finisca la giornata, il matrimonio andrà avanti.
Le tre parole magiche, la preghiera e fare la pace sempre.
l’umiltà è forza e non debolezza!
Cari malati, non stancatevi di chiedere nella preghiera l’aiuto del Signore.
E voi, cari sposi novelli, gareggiate nello stimarvi e aiutarvi a vicenda”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/02/udienza_generale._il_papa:_il_matrimonio,_icona_dell%E2%80%99amore_di_dio_con/it1-786956
del sito Radio Vaticana
martedì 1 aprile 2014
vuoi guarire? Non peccare più
due malattie forti, spirituali.
la rassegnazione del malato, che è amareggiato e si lamenta:
tanti cattolici: sì, sono cattolici ma senza entusiasmo, anche amareggiati!
tanti cattolici: sì, sono cattolici ma senza entusiasmo, anche amareggiati!
E’ la malattia dell’accidia, dell’accidia dei cristiani.
Questo atteggiamento che è paralizzante dello zelo apostolico, che fa dei cristiani persone ferme, tranquille, ma non nel buon senso della parola: che non si preoccupano di uscire per dare l’annuncio del Vangelo! Persone anestetizzate”.
L’anestesia è un’esperienza negativa”.
L’anestesia è un’esperienza negativa”.
Quel non immischiarsi che diventa “accidia spirituale”.
E “l’accidia è una tristezza”: questi cristiani sono tristi, “sono persone non luminose, persone negative. E questa è una malattia di noi cristiani”.
Andiamo a Messa “tutte le domeniche, ma – diciamo – per favore non disturbare”.
Questi cristiani “senza zelo apostolico non servono, non fanno bene alla Chiesa. E quanti cristiani sono così egoisti, per se stessi”.
un altro peccato quando vediamo che Gesù viene criticato perché ha guarito il malato di sabato. Il peccato del formalismo.
“Cristiani che non lasciano posto alla grazia di Dio. E la vita cristiana, la vita di questa gente è avere tutti i documenti in regola, tutti gli attestati”:
“Cristiani ipocriti, come questi. Soltanto interessavano loro le formalità. Era sabato? No, non si possono fare miracoli il sabato, la grazia di Dio non può lavorare il sabato. Chiudono la porta alla grazia di Dio! Ne abbiamo tanti nella Chiesa: ne abbiamo tanti! E’ un altro peccato.
“Cristiani ipocriti, come questi. Soltanto interessavano loro le formalità. Era sabato? No, non si possono fare miracoli il sabato, la grazia di Dio non può lavorare il sabato. Chiudono la porta alla grazia di Dio! Ne abbiamo tanti nella Chiesa: ne abbiamo tanti! E’ un altro peccato.
I primi, quelli che hanno il peccato dell’accidia, non sono capaci di andare avanti con il loro zelo apostolico, perché hanno deciso di fermarsi in se stessi, nelle loro tristezze, nei loro risentimenti, tutto quello.
i "FORMALISTI" non sono capaci di portare la salvezza perché chiudono la porta alla salvezza”.
anche noi “tante volte siamo stati con l’accidia o tante volte siamo stati ipocriti come i farisei”. d
anche noi “tante volte siamo stati con l’accidia o tante volte siamo stati ipocriti come i farisei”. d
Davanti “a quell’ospedale da campo lì, che era simbolo della Chiesa”, davanti a “tanta gente ferita”, Gesù si avvicina e chiede solo: “Vuoi guarire?” e “gli dà la grazia. La grazia fa tutto”.
E poi, quando incontra di nuovo il paralitico gli dice di “non peccare più”:
“Le due parole cristiane: vuoi guarire? Non peccare più. Ma prima lo guarisce. Prima lo guarì, poi ‘non peccare più’. Parole dette con tenerezza, con amore. E questa è la strada cristiana, la strada dello zelo apostolico: avvicinarsi a tante persone, ferite in questo ospedale da campo, e anche tante volte ferite da uomini e donne della Chiesa. E’ una parola di fratello e di sorella: vuoi guarire? E poi, quando va avanti, ‘Ah, non peccare più, che non fa bene!’. E’ molto meglio questo: le due parole di Gesù sono più belle dell’atteggiamento dell’accidia o dell’atteggiamento dell’ipocrisia”.
“Le due parole cristiane: vuoi guarire? Non peccare più. Ma prima lo guarisce. Prima lo guarì, poi ‘non peccare più’. Parole dette con tenerezza, con amore. E questa è la strada cristiana, la strada dello zelo apostolico: avvicinarsi a tante persone, ferite in questo ospedale da campo, e anche tante volte ferite da uomini e donne della Chiesa. E’ una parola di fratello e di sorella: vuoi guarire? E poi, quando va avanti, ‘Ah, non peccare più, che non fa bene!’. E’ molto meglio questo: le due parole di Gesù sono più belle dell’atteggiamento dell’accidia o dell’atteggiamento dell’ipocrisia”.
Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/04/01/papa_francesco:_accidia_e_formalismo_in_tanti_cristiani,_chiudono_la/it1-786659
del sito Radio Vaticana
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