venerdì 28 febbraio 2014

capolavoro della creazione è storia dell'amore

“la casistica”, “E’ lecito questo o no?
E questa è la trappola: dietro la casistica, dietro il pensiero casistico, sempre c’è una trappola. Sempre! Contro la gente, contro di noi e contro Dio, sempre! ‘Ma è lecito fare questo? Ripudiare la propria moglie?’. E Gesù rispose, domandando loro cosa dicesse la legge e spiegando perché Mose ha fatto quella legge così. Ma non si ferma lì: dalla casistica va al centro del problema e qui va proprio ai giorni della Creazione. E’ tanto bello quel riferimento del Signore: ‘Dall’inizio della Creazione, Dio li fece maschio e femmina, per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne’”. 

Dio non voleva l’uomo solo, lo voleva con la “sua compagna di cammino”. 
“Il Signore prende questo amore del capolavoro della Creazione per spiegare l’amore che ha con il suo popolo. 
Questa è la storia dell’amore, questa è la storia del capolavoro della Creazione! E davanti a questo percorso di amore, a questa icona, la casistica cade e diventa dolore. 
Ma quando questo lasciare il padre e la madre e unirsi a una donna, farsi una sola carne e andare avanti e questo amore fallisce, perché tante volte fallisce, dobbiamo sentire il dolore del fallimento, accompagnare quelle persone che hanno avuto questo fallimento nel proprio amore
Non condannare! Camminare con loro! E non fare casistica con la loro situazione”. 

Dobbiamo stare attenti che non fallisca l’amore! Parlare di un Cristo troppo scapolo: Cristo sposò la Chiesa! E non si può capire Cristo senza la Chiesa e non si può capire la Chiesa senza Cristo. Questo è il grande mistero del capolavoro della Creazione. Che il Signore ci dia a tutti i noi la grazia di capirlo e anche la grazia di mai cadere in questi atteggiamenti casistici dei farisei, dei dottori della legge”. 


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/28/il_papa:_accompagnare,_non_condannare,_quanti_sperimentano_il/it1-777229
del sito Radio Vaticana 

mercoledì 26 febbraio 2014

udienza generale papa Francesco 26 feb 2014

sacramento unzione degli infermi
toccare con mano la compassione di dio per gli uomini
allargare lo sguardo all'esperienza della malattia e della sofferenza.
In tale sacramento il signore Gesù si fa vicino, come il Buon samaritano, a chi soffre.
Chi è l'albergatore che nella parabola del buon samaritano deve badare al malcapitato?  E' la Chiesa! cfr. lettera di Giacomo, chi è malato chiami i presbiteri che preghino su di lui.
La preghiera fatta con fede salverà il malato.
Avere la predilezione per i malati e i sofferenti, elargendo sollievo e pace.
No ricerca ossessiva del miracolo, ma la sicurezza della vicinanza di Gesù al malato, all'anziano.
Il sacerdote viene per aiutare il malato, o l'anziano. E' Gesù che arriva per sollevarlo, per dare forza, per perdonare i peccati.
Nel momento del dolore e della malattia noi non siamo soli. Tutta la comunità cristiana con gesù si stringe attorno al malato.
Il conforto più grande è che lo stesso Gesù ci prende per mano ci carezza, ci ricorda che neppure il male la morte potrà separarci da Lui. Questo sacramento è la forza di Gesù per andare avanti

martedì 25 febbraio 2014

quando i cuori si allontanano nasce la guerra

Bimbi affamati nei campi profughi, mentre i fabbricanti d’armi fanno festa nei salotti. 
quando “i cuori si allontanano nasce la guerra”. “
Sembra che lo spirito della guerra si sia impadronito di noi. Si fanno atti per commemorare il centenario di quella Grande Guerra, tanti milioni di morti… E tutti scandalizzati! Ma oggi è lo stesso! 
Invece di una grande guerra, piccole guerre dappertutto, popoli divisi… 
Le guerre, l’odio, l’inimicizia  non si comprano al mercato: sono qui, nel cuore.” 
muoiono tanti per un pezzo di terra, per una ambizione, per un odio, per una gelosia razziale”. “La passione – ci porta alla guerra, allo spirito del mondo”: 

“Anche abitualmente davanti a un conflitto, ci troviamo in una situazione curiosa: andare avanti per risolverlo, litigando. Col linguaggio di guerra. Non viene prima il linguaggio di pace! E le conseguenze? Pensate ai bambini affamati nei campi dei rifugiati… Pensate a questo soltanto: questo è il frutto della guerra! E se volete pensate ai grandi salotti, alle feste che fanno quelli che sono i padroni delle industrie delle armi, che fabbricano le armi, le armi che finiscono lì. Il bambino ammalato, affamato, in un campo di rifugiati e le grandi feste, la buona vita che fanno quelli che fabbricano le armi”. 

“Cosa succede nel nostro cuore?”, ha ripetuto. L’Apostolo Giacomo, ha detto il Papa, ci dà un consiglio semplice: “Avvicinatevi a Dio ed Egli si avvicinerà a voi”. Quindi, ha avvertito che “questo spirito di guerra, che ci allontana da Dio, non è soltanto lontano da noi” è “anche a casa nostra”: 

“Quante famiglie distrutte perché il papà, la mamma non sono capaci di trovare la strada della pace e preferiscono la guerra, fare causa… La guerra distrugge! ‘Da dove vengono le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Forse non vengono dalle vostre passioni?’. Nel cuore! Io vi propongo oggi di pregare per la pace, per quella pace che soltanto sembra sia diventata una parola, niente di più. Perché questa parola abbia la capacità di agire, seguiamo il consiglio dell’Apostolo Giacomo: ‘Riconoscete la vostra miseria!”. 
oggi 25 febbraio” un “cristiano davanti a tante guerre, dappertutto”: “Piangere, fare lutto, umiliarsi”. “Il Signore ci faccia capire questo e ci salvi dall’abituarci alle notizie di guerra”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/25/il_papa:_bimbi_affamati_nei_campi_profughi_e_i_fabbricanti_d%E2%80%99armi/it1-776252
del sito Radio Vaticana 

lunedì 24 febbraio 2014

la salvezza è tornare a casa, con Gesù nella Chiesa

Gesù quando guarisce, quando va tra la gente e guarisce una persona, mai la lascia sola. Non è un mago, uno stregone, un guaritore che va e guarisce e continua: ad ognuno lo fa tornare al suo posto, non lo lascia per strada. E sono gesti bellissimi del Signore”. “Gesù sempre ci fa tornare a casa, mai ci lascia sulla strada da soli”. Il Vangelo, ricorda, è disseminato di questi gesti. La risurrezione di Lazzaro, la vita donata alla figlia di Giairo e quella al ragazzo di una mamma vedova. Ma anche la pecora smarrita riportata all’ovile o la moneta perduta e ritrovata dalla donna:

“Perché Gesù non è venuto dal Cielo solo, è Figlio di un popolo. Gesù è la promessa fatta a un popolo e la sua identità è anche appartenenza a quel popolo, che da Abramo cammina verso la promessa. E questi gesti di Gesù ci insegnano che ogni guarigione, ogni perdono sempre ci fanno tornare al nostro popolo, che è la Chiesa”.
Gesù perdona sempre e i suoi gesti diventano anche “rivoluzionari”, o “inesplicabili”, quando il suo perdono raggiunge chi si è allontanato “troppo”, come il pubblicano Matteo o il suo collega Zaccheo. 
È “un’assurdità amare Cristo, senza la Chiesa, sentire Cristo ma non la Chiesa, seguire Cristo al margine della Chiesa”, 
il nostro seguire Cristo, non è un’idea, è un continuo rimanere a casa. E se ognuno di noi ha la possibilità e la realtà di andarsene da casa per un peccato, uno sbaglio – Dio sa – la salvezza è tornare a casa, con Gesù nella Chiesa. Sono gesti di tenerezza. Uno a uno, il Signore ci chiama così, al suo popolo, dentro la sua famiglia, la nostra madre, la Santa Chiesa. Pensiamo a questi gesti di Gesù”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/24/papa_francesco:_ges%C3%B9_non_ci_lascia_soli_per_la_strada,_seguirlo_%C3%A8/it1-775934
del sito Radio Vaticana 

venerdì 21 febbraio 2014

LA VERA FEDE COINVOLGE

“Una fede che non dà frutto nelle opere non è fede”.
Potete conoscere tutti i comandamenti, tutte le profezie, tutte le verità di fede, ma se questo non va alla pratica, non va alle opere, non serve. Possiamo recitare il Credo teoricamente, anche senza fede, e ci sono tante persone che lo fanno così. Anche i demoni! I demoni conoscono benissimo quello che si dice nel Credo e sanno che è Verità”.

San Giacomo: “Tu credi che c’è un Dio solo? Fai bene; anche i demoni lo credono e tremano”. La differenza è che i demoni “non hanno fede”, perché “avere fede non è avere una conoscenza”, bensì “ricevere il messaggio di Dio” portato da Cristo. 
“I cristiani che pensano la fede ma come un sistema di idee, ideologico: anche al tempo di Gesù, c’erano. L’Apostolo Giovanni dice di loro che sono l’anticristo, gli ideologi della fede, di qualsiasi segno siano. A quel tempo c’erano gli gnostici, ma ci saranno tanti… E così, questi che cadono nella casistica o questi che cadono nell’ideologia sono cristiani che conoscono la dottrina ma senza fede, come i demoni. Con la differenza che quelli tremano, questi no: vivono tranquilli”.
 “persone che non conoscono la dottrina ma hanno tanta fede”. 

“La fede è un incontro con Gesù Cristo, con Dio, e di lì nasce e ti porta alla testimonianza. E’ questo che l’Apostolo vuole dire: una fede senza opere, una fede che non ti coinvolga, che non ti porti alla testimonianza, non è fede. Sono parole e niente più che parole”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/21/il_papa:_una_fede_senza_opere,_che_non_coinvolge,_sono_solo_parole/it1-775133
del sito Radio Vaticana 

giovedì 20 febbraio 2014

saggezza delle lacrime

Gesù si conosce seguendolo, prima che studiandolo. 
“Gesù si rivolge a noi e ci domanda: ‘Ma per te chi sono io?’”, 
non è sufficiente quello che noi abbiamo imparato, studiato nel catechismo, che è importante studiarlo e conoscerlo, ma non è sufficiente. Per conoscere Gesù è necessario fare il cammino che ha fatto Pietro: dopo questa umiliazione, Pietro è andato con Gesù avanti, ha visto i miracoli che Gesù faceva, ha visto il suo potere, poi ha pagato le tasse, come gli aveva detto Gesù.
Ma, a un certo punto, Pietro ha rinnegato Gesù, ha tradito Gesù, e ha imparato quella tanto difficile scienza – più che scienza, saggezza – delle lacrime, del pianto”.
Pietro chiede perdono a Gesù e nonostante ciò, dopo la Risurrezione, si sente interrogare per tre volte da Lui sulla spiaggia di Tiberiade, e probabilmente nel riaffermare l'amore totale per il suo Maestro piange e si vergogna nel ricordare i suoi tre rinnegamenti:

“Questa prima domanda – ‘Chi sono io per voi, per te?’ – a Pietro, soltanto si capisce lungo una strada, dopo una lunga strada, una strada di grazia e di peccato, una strada di discepolo. Gesù a Pietro e ai suoi Apostoli non ha detto 'Conoscimi!' ha detto ‘Seguimi!’. E questo seguire Gesù ci fa conoscere Gesù. Seguire Gesù con le nostre virtù, anche con i nostri peccati, ma seguire sempre Gesù. Non è uno studio di cose che è necessario, ma è una vita di discepolo”.
“Conoscere Gesù è un dono del Padre, è Lui che ci fa conoscere Gesù; è un lavoro dello Spirito Santo, che è un grande lavoratore. 


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/20/il_papa:_per_conoscere_ges%C3%B9_non_basta_il_catechismo,_bisogna_seguirlo/it1-774793
del sito Radio Vaticana 

martedì 18 febbraio 2014

briciole di sapienza V

non chiudere, non chiuderti, vai avanti

Resistere alla seduzione delle tentazioni è possibile solo “quando si ascolta la Parola di Gesù”. 
La tentazione si manifesta come un'innocua attrattiva e finisce per trasformarsi in una gabbia, della quale spesso più che cercare scampo si tenta di minimizzarne la schiavitù, sordi alla Parola di Dio. A
La verità è che non è mai Dio a tentare l’uomo, bensì le sue passioni. le debolezze interiori
La tentazione ha tre caratteristiche: cresce, contagia e si giustifica. Cresce: incomincia con un’aria tranquilla, e cresce… Lo stesso Gesù diceva questo, quando ha parlato della parabola del grano e della zizzania: il grano cresceva, ma anche la zizzania seminata dal nemico. E la tentazione cresce: cresce, cresce… E se uno non la ferma, occupa tutto”.la tentazione “cerca un altro per farsi compagnia, contagia” e “in questo crescere e contagiare, la tentazione ci chiude in un ambiente da dove non si può uscire con facilità”. 
Quando noi siamo in tentazione, non sentiamo la Parola di Dio: non sentiamo. Non capiamo. 
La tentazione ci chiude, ci toglie ogni capacità di lungimiranza, ci chiude ogni orizzonte, e così ci porta al peccato. Quando noi siamo in tentazione, soltanto la Parola di Dio, la Parola di Gesù ci salva. Sentire quella Parola che ci apre l’orizzonte… Lui sempre è disposto a insegnarci come uscire dalla tentazione. E Gesù è grande perché non solo ci fa uscire dalla tentazione, ma ci da più fiducia”.
Chiediamo al Signore che sempre, come ha fatto con i discepoli, con la sua pazienza, quando siamo in tentazione ci dica: ‘Fermati, stai tranquillo. Ricordati cosa ho fatto con te in quel momento, in quel tempo: ricordati. Alza gli occhi, guarda l’orizzonte, non chiudere, non chiuderti, vai avanti’. E questa Parola ci salverà dal cadere in peccato nel momento della tentazione”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/18/il_papa:_le_tentazioni,_un_contagio_che_uccide._la_parola_di_ges%C3%B9_la/it1-774121
del sito Radio Vaticana 

lunedì 17 febbraio 2014

LA PAZIENZA GIOIOSA

La pazienza del popolo di Dio che sopporta con fede le prove quotidiane della vita è ciò che fa andare avanti la Chiesa.
“La pazienza non è rassegnazione, è un’altra cosa”: 
San Giacomo dice: “Considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove”. 
“La persona che non ha pazienza non cresce, rimane nei capricci del bambino, che non sa prendere la vita come viene: o questo o niente. 

La pazienza di Dio. Anche Lui ha pazienza. Ogni volta che noi andiamo al sacramento della riconciliazione, cantiamo un inno alla pazienza di Dio! Ma il Signore come ci porta sulle sue spalle, con quanta pazienza, con quanta pazienza! La vita cristiana deve svolgersi su questa musica della pazienza, perché è stata proprio la musica dei nostri padri, del popolo di Dio, quelli che hanno creduto alla Parola di Dio, che hanno seguito il comandamento che il Signore aveva dato al nostro padre Abramo: ‘Cammina davanti a me e sii irreprensibile’”. 

nelle nostre parrocchie, nelle nostre istituzioni - tanta gente – è quella che porta avanti la Chiesa, con la sua santità, di tutti i giorni, di ogni giorno. ‘Fratelli, considerate perfetta letizia, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la vostra fede, messa alla prova, produce pazienza e la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti ed integri, senza mancare di nulla’ (Gc 1, 2-4). Che il Signore ci dia a tutti noi la pazienza, la pazienza gioiosa, la pazienza del lavoro, della pace, ci dia la pazienza di Dio, quella che Lui ha, e ci dia la pazienza del nostro popolo fedele, che è tanto esemplare”. 


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/17/il_papa:_%C3%A8_la_pazienza_del_popolo_di_dio_nelle_prove_della_vita_che/it1-773795
del sito Radio Vaticana 

giovedì 13 febbraio 2014

lasciamo crescere in noi la parola, non il seme del maligno

Un credente può perdere la fede a causa delle sue passioni e vanità, mentre un pagano può diventare credente attraverso la sua umiltà: 
“dall’idolatria al Dio vivente” e, al contrario, “dal Dio vivente verso l’idolatria”. il cammino di una persona di buona volontà, che cerca Dio lo trova. Il Signore la benedice. Quanta gente fa questo cammino e il Signore l’aspetta! Ma è lo stesso Spirito Santo che li porta avanti per fare questo cammino. Ogni giorno nella Chiesa del Signore ci sono persone che fanno questo cammino, silenziosamente, per trovare il Signore, perché si lasciano portare avanti dallo Spirito Santo”. 

“Ma c’è anche il cammino contrario” –avere fede non significa essere capaci di recitare il Credo. Ma tu puoi recitare il Credo e avere perso la fede”. 

Salomone era “tanto saggio”, ma la vanità e le sue passioni lo hanno portato alla corruzione. E’ proprio nel cuore, dove si perde la fede”:

“Il seme maligno delle sue passioni è cresciuto nel cuore di Salomone e lo ha portato all’idolatria. 
‘Accogliete con docilità la Parola’ - con docilità – ‘la Parola che è stata piantata in voi può portarvi alla salvezza’. 
Che la Parola di Dio, potente, ci custodisca in questa strada e non permetta che noi finiamo nella corruzione e questa ci porti all’idolatria”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/13/il_papa:_credenti_trasformati_in_pagani_dalla_vanit%C3%A0_e_pagani_che/it1-772766
del sito Radio Vaticana 

lunedì 10 febbraio 2014

LA MESSA è MISTERO, TEMPO E SPAZIO DI DIO

Riscoprire il senso del sacro, il mistero della presenza reale di Dio nella Messa.
“Quando noi celebriamo la Messa, noi non facciamo una rappresentazione dell’Ultima Cena.
 E’ proprio vivere un’altra volta la Passione e la morte redentrice del Signore. 
E’ una teofania: il Signore si fa presente sull’altare per essere offerto al Padre per la salvezza del mondo. 
 la liturgia è tempo di Dio e spazio di Dio, e noi dobbiamo metterci lì, nel tempo di Dio, nello spazio di Dio e non guardare l’orologio”. 
“La liturgia è proprio entrare nel mistero di Dio, lasciarsi portare al mistero ed essere nel mistero. 
una cosa è pregare a casa, in chiesa, il Rosario, tante belle preghiere, fare la Via Crucis,  leggere la Bibbia … e un’altra cosa è la celebrazione eucaristica
Nella celebrazione entriamo nel mistero di Dio, in quella strada che noi non possiamo controllare: soltanto è Lui l’Unico, Lui la gloria, Lui è il potere, Lui è tutto. 
Chiediamo questa grazia: che il Signore ci insegni ad entrare nel mistero di Dio”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/10/il_papa:_vivere_il_mistero_della_presenza_di_dio_nella_messa,_venire/it1-771791
del sito Radio Vaticana 

venerdì 7 febbraio 2014

imitare Gesù Cristo, senza sentirci noi messia

Annunciare il Vangelo senza approfittarsi della condizione di cristiani.
“La prima cosa che ha fatto Giovanni il battista è annunziare Gesù Cristo”. Non s’impadronì della sua autorità morale.
il Vangelo narra che Giovanni a tutti diceva di convertirsi. 
Era un uomo retto”. Gli chiedono dunque se fosse lui il Messia, è stato chiaro: “No! Io non lo sono! Dietro di me viene uno che è più forte di me, cui io non sono degno di piegarmi per sciogliere i legacci dei suoi calzari”. 
Giovanni “è stato chiaro”, “non ha rubato il titolo. 
La terza cosa che ha fatto Giovanni,“è imitare Cristo”. 
Giovanni si è umiliato, si è abbassato fino alla fine, fino alla morte”. 
“Annunziatore di Gesù Cristo”, Giovanni “non si impadronì della profezia”, 
lui “è l’icona di un discepolo”. 
Giovanni è “l’uomo che annunzia Gesù Cristo, che non si mette al posto di Gesù Cristo e che segue la strada di Gesù Cristo”: 

“Ci farà bene oggi, a noi, domandarci sul nostro discepolato:
 annunziamo Gesù Cristo? 
Approfittiamo o non approfittiamo della nostra condizione di cristiani come se fosse un privilegio? 
andiamo sulla strada di Gesù Cristo? La strada dell’umiliazione, dell’umiltà, dell’abbassamento per il servizio? E se noi troviamo che non siamo fermi in questo, domandarci: ‘Ma quando è stato il mio incontro con Gesù Cristo, quell’incontro che mi riempì di gioia?’. E tornare all’incontro, tornare alla prima Galilea dell’incontro. Tutti noi ne abbiamo una! Tornare là! Rincontrarci con il Signore e andare avanti su questa strada tanto bella, nella quale Lui deve crescere e noi venire meno”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/07/il_papa:_essere_cristiani_non_%C3%A8_un_privilegio,_annunciare_il_vangelo/it1-771050
del sito Radio Vaticana 

martedì 4 febbraio 2014

L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze

QUARESIMA 2014
Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà (cfr 2 Cor 8,9)

Dio non si rivela con i mezzi della potenza e della ricchezza del mondo, ma con quelli della debolezza e della povertà: «Da ricco che era, si è fatto povero per voi…». 
La ragione di tutto questo è l’amore divino, un amore che è grazia, generosità, desiderio di prossimità, e non esita a donarsi e sacrificarsi per le creature amate. La carità, l’amore è condividere in tutto la sorte dell’amato. L’amore rende simili, crea uguaglianza, abbatte i muri e le distanze.

Lo scopo del farsi povero di Gesù non è la povertà in se stessa, «...perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà». E’ invece una sintesi della logica di Dio, la logica dell’amore, la logica dell’Incarnazione e della Croce. Dio non ha fatto cadere su di noi la salvezza dall’alto, come l’elemosina di chi dà parte del proprio superfluo con pietismo filantropico. Non è questo l’amore di Cristo! 
Questa povertà con cui Gesù ci libera e ci rende ricchi è proprio il suo modo di amarci, il suo farsi prossimo a noi come il Buon Samaritano.

vi è una sola vera miseria: non vivere da figli di Dio e da fratelli di Cristo.
Ad imitazione del nostro Maestro, noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a operare concretamente per alleviarle. 
La miseria non coincide con la povertà
la miseria è la povertà senza fiducia, senza solidarietà, senza speranza. 
 La miseria materiale è quella che comunemente viene chiamata povertà e tocca quanti vivono in una condizione non degna della persona umana: privati dei diritti fondamentali e dei beni di prima necessità quali il cibo, l’acqua, le condizioni igieniche, il lavoro, la possibilità di sviluppo e di crescita culturale. Di fronte a questa miseria la Chiesa offre il suo servizio, la sua diakonia, per andare incontro ai bisogni e guarire queste piaghe che deturpano il volto dell’umanità. N
la miseria morale, che consiste nel diventare schiavi del vizio e del peccato. 
la miseria spirituale, che ci colpisce quando ci allontaniamo da Dio e rifiutiamo il suo amore
Il cristiano è chiamato a portare in ogni ambiente l’annuncio liberante che esiste il perdono del male commesso, che Dio è più grande del nostro peccato e ci ama gratuitamente, sempre, e che siamo fatti per la comunione e per la vita eterna. 
Il Signore ci invita ad essere annunciatori gioiosi di questo messaggio di misericordia e di speranza! 
Il tempo di Quaresima trovi la Chiesa intera disposta e sollecita nel testimoniare a quanti vivono nella miseria materiale, morale e spirituale il messaggio evangelico, che si riassume nell’annuncio dell’amore del Padre misericordioso, pronto ad abbracciare in Cristo ogni persona. 
La Quaresima è un tempo adatto per la spogliazione; e ci farà bene domandarci di quali cose possiamo privarci al fine di aiutare e arricchire altri con la nostra povertà
Non dimentichiamo che la vera povertà duole: non sarebbe valida una spogliazione senza questa dimensione penitenziale. Diffido dell’elemosina che non costa e che non duole.
Lo Spirito Santo, grazie al quale «[siamo] come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto» (2 Cor 6,10), sostenga questi nostri propositi e rafforzi in noi l’attenzione e la responsabilità verso la miseria umana, per diventare misericordiosi e operatori di misericordia. Con questo auspicio, assicuro la mia preghiera affinché ogni credente e ogni comunità ecclesiale percorra con frutto l’itinerario quaresimale, e vi chiedo di pregare per me. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca.
Dal Vaticano, 26 dicembre 2013
Festa di Santo Stefano, diacono e primo martire

FRANCESCO

Dio piange! Gesù ha pianto per noi

Il cuore di un padre non rinnega mai suo figlio. ‘E’ un brigante. E’ un nemico. Ma è mio figlio!’. E non rinnega la paternità
Per un padre ciò che è più importante è il figlio, la figlia! Non c’è un’altra cosa. L’unica cosa importante! Ci fa pensare alla prima cosa che noi diciamo a Dio, nel Credo: ‘Credo in Dio Padre…’. Ci fa pensare alla paternità di Dio. Ma Dio è così. Dio è così con noi! ‘Ma, Padre, Dio non piange!’. Ma come no! Ricordiamo Gesù, quando ha pianto guardando Gerusalemme. ‘Gerusalemme, Gerusalemme! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come la gallina raduna i suoi pulcini sotto le ali’. Dio piange! Gesù ha pianto per noi! E quel pianto di Gesù è proprio la figura del pianto del Padre, che ci vuole tutti con sé”. 



Così è il nostro Dio: è Padre! E’ un Padre così!”. Un Padre come quello che aspetta il figlio prodigo che è andato via . Ma il padre lo aspettava” tutti i giorni e “lo ha visto da lontano”. “Quello è il nostro Dio!"  e "la nostra paternità" - quella dei padri di famiglia come la paternità spirituale di vescovi e sacerdoti - "deve essere come questa. Il Padre ha come un’unzione che viene dal figlio: non può capire se stesso senza il figlio! E per questo ha bisogno del figlio: lo aspetta, lo ama, lo cerca, lo perdona, lo vuole vicino a sé, tanto vicino come la gallina vuole i suoi pulcini”:

“diciamo: ‘Credo in Dio Padre…’. E chiediamo allo Spirito Santo - perché soltanto è Lui, lo Spirito Santo – che ci insegni a dire ‘Abbà, Padre!’. E’ una grazia! Poter dire a Dio ‘Padre!’ col cuore è una grazia dello Spirito Santo. Chiederla a Lui!”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/04/il_papa:_anche_dio_piange,_ha_il_cuore_di_un_padre_che_non_rinnega/it1-770022
del sito Radio Vaticana 

lunedì 3 febbraio 2014

nelle difficoltà non negoziare Dio, far penitenza e affidarci a Lui

Davide, un re peccatore, ma un re anche con questo amore tanto grande: era tanto attaccato al suo Dio e tanto attaccato al suo popolo e non usa per difendersi né Dio né il suo popolo. Nei momenti brutti della vita accade che forse nella disperazione uno cerchi di difendersi come può e anche di usare Dio e di usare la gente. 
primo atteggiamento è quello: non usare Dio e il suo popolo.

Noi, quando accade una difficoltà  nella nostra vita sempre cerchiamo – è un istinto che abbiamo – di giustificarci. Davide non si giustifica, è realista, cerca di salvare l’arca di Dio, il suo popolo, e fa penitenza per quella strada. E’ un grande: un grande peccatore e un grande santo. Come vanno insieme queste due cose… Dio lo sa!”.



Davide invece di scegliere la vendetta contro tanti insulti, sceglie di affidarsi a Dio”. 
 il Signore sa sempre quello che accade. 
Il terzo atteggiamento di Davide è dunque l’affidamento al Signore. 
Tutti noi passiamo nella vita” per momenti di buio e di prova. 
Ecco allora i tre atteggiamenti: “Non negoziare Dio” e “la nostra appartenenza”; “accettare la penitenza e piangere sui nostri sbagli”; infine “non cercare, noi, di fare giustizia con le nostre mani, ma affidarci a Dio”

“un uomo che ama Dio, ama il suo popolo e non lo negozia; un uomo che si sa peccatore e fa penitenza; un uomo che è sicuro del suo Dio e si affida a Lui. Davide è santo e noi lo veneriamo come santo. Chiediamo a lui che ci insegni questi atteggiamenti nei momenti brutti della vita”.


Testo proveniente dalla pagina http://it.radiovaticana.va/news/2014/02/03/il_papa:_un_uomo_di_governo_non_strumentalizza_dio_e_il_suo_popolo/it1-769661
del sito Radio Vaticana