I cristiani sanno aspettare e, nell’attesa, coltivano una solida speranza.
Il primo servizio che il
Maestro fa ai cristiani è dare loro “l’identità”.
“Noi senza Cristo non abbiamo identità”.
“Tutti noi sappiamo che quando non siamo in pace con le
persone, c’è un muro. C’è un muro che ci divide. Ma Gesù ci offre il suo
servizio di abbattere questo muro, perché possiamo incontrarci. E se
siamo divisi, non siamo amici: siamo nemici. E di più ha fatto, per
riconciliare tutti in Dio. Ci ha riconciliato con Dio: da nemici, amici;
da estranei, figli”.
Da “gente di strada”, da persone che non erano neanche “ospiti”, a
“concittadini dei Santi e familiari di Dio”.
“Aspettare Gesù. Chi non aspetta Gesù, chiude la porta a
Gesù, non lo lascia fare quest’opera di pace, di comunità, di
cittadinanza, di più: di nome. Ci dà un nome. Ci fa figli di Dio. Questo
è l’atteggiamento di aspettare Gesù, che è dentro la speranza
cristiana. Il cristiano è un uomo o una donna di speranza. Sa che il
Signore verrà. Davvero verrà, eh? Non sappiamo l’ora, come questi. Non
sappiamo l’ora, ma verrà, verrà a trovarci, ma non a trovarci isolati,
nemici, no. A trovarci come Lui ci ha fatto con il suo servizio: amici
vicini, in pace”.
come aspetto Gesù? E prima ancora: Lo “aspetto o
non lo aspetto?”:
“Io ci credo in questa speranza, che Lui verrà? Io ho il
cuore aperto, per sentire il rumore, quando bussa alla porta, quando
apre la porta? Il cristiano è un uomo o una donna che sa aspettare Gesù e
per questo è uomo o donna di speranza.
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