martedì 12 novembre 2013

Comunicare il Vangelo con il linguaggio dell’uomo


Il teologo Ricard O Pérez Márquez afferma che il linguaggio del vangelo pone al centro le parole e i gesti di un Dio con-noi, non più da cercare ma da accogliere. E’ nel dialogo con la samaritana dove Gesù afferma che non è più possibile separare il divino dall’umano, il sacro dal profano che si trova l’efficacia del linguaggio evangelico. Quando l’amore verso Dio porta a trascurare quello verso il prossimo, non si può parlare il linguaggio della buona notizia di Gesù. All’attenzione di Gesù non c’è la dottrina o la verità che essa difende, bensì l’amore vicendevole che mette al primo posto il bene dell’altro. Non sono le dottrine e le loro questioni, ma la solidarietà e la misericordia, a rendere credibile ed efficace la testimonianza del vangelo. I termini «misericordia» e «Padre» fanno parte del linguaggio dell’umano e qualunque persona può comprendere queste parole. Alla luce di ciò, Gesù ha configurato il suo linguaggio, e l’ha reso sempre comprensibile, attraente, convincente e realizzabile nella pratica. Con questo tipo di linguaggio, Gesù si esprime per istruire, comunicare il Regno di Dio con parole e immagini che appartengono al quotidiano e al profano (salute, cibo, rapporti umani). La teologia deve armonizzare il linguaggio ecclesiale ai linguaggi del mondo, consapevoli che «comunicare il Vangelo è e resta il compito primario della Chiesa».

Nessun commento: