lunedì 30 giugno 2014

chiesa annaffiata dal sangue dei martiri

il Signore ha “fecondato con il sangue dei martiri i primi germogli della Chiesa di Roma”. 
“Si parla della crescita di una pianta“
 “il Regno dei Cieli è come un uomo che abbia gettato a terra il seme, poi va a casa sua“ e – dorma o vegli - “il seme cresce, germoglia, senza che lui sappia come“. Questo seme è la Parola di Dio che cresce e diventa Regno di Dio, diventa Chiesa grazie alla “forza dello Spirito Santo“ e alla “testimonianza dei cristiani“:
“Sappiamo che non c’è crescita senza lo Spirito: è Lui che fa la Chiesa, è Lui che fa crescere la Chiesa, è Lui che convoca la comunità della Chiesa. Ma anche è necessaria la testimonianza dei cristiani. E quando la testimonianza arriva alla fine, quando le circostanze storiche ci chiedono una testimonianza forte, lì ci sono i martiri, i più grandi testimoni.  
La Chiesa viene annaffiata dal sangue dei martiri. E questa è la bellezza del martirio. Incomincia con la testimonianza, giorno dopo giorno, e può finire come Gesù, il primo martire, il primo testimone, il testimone fedele: con il sangue“.
“Ma c’è una condizione per la testimonianza, perché sia vera  deve essere senza condizioni“:
 Deve essere ferma, decisa, deve essere con quel linguaggio che Gesù ci dice, tanto forte: ’Il vostro linguaggio sia sì, sì, no, no’. Questo è il linguaggio della testimonianza“.

“Oggi ci sono tanti martiri, nella Chiesa, tanti cristiani perseguitati. Pensiamo al Medio Oriente, cristiani che devono fuggire dalle persecuzioni, cristiani uccisi dai persecutori. Anche i cristiani cacciati via in modo elegante, con i guanti bianchi: anche quella è una persecuzione. Oggi ci sono più testimoni, più martiri nella Chiesa che nei primi secoli.

mercoledì 25 giugno 2014

APPARTENENZA

uniti con gli ammalati
preghiamo per le loro malattie
DIO con tanta PAZIENZA costituisce il Suo popolo.
Appartenere a questo popolo, la Chiesa
Non siamo cristiani a titolo individuale, ma perchè apparteniamo alla Chiesa
Nome: Cristiano
cognome: Chiesa
Dio ci precede
nessuno diventa cristiano da sè
non si fanno cristiani in laboratorio
il cristiano appartiene a un popolo che viene da lontano.
La FEDE l'abbiamo ricevuta dai nostri padri.
Quanti volti cari (genitori che hanno chiesto per noi battesimo, familiari, parroco, preti, suore, catechisti) questà è la Chiesa una grande famiglia
nella quale si viene accolti e si impara a vivere da credenti e discepoli di Gesù.
Non grazie ad altre persone, ma INSIEME ad altre persone.
Nella chiesa non esistono battitori liberi.
Camminare insieme è impegnativo
può risultare faticoso.
E nei nostri fratelli il loro dono e il loro limite che ci fa appartenere alla Chiesa.
Essere cristiano è appartenenza alla Chiesa.
Maria Madre della Chiesa non ci faccia cadere nella tentazione di poter fare a meno degli altri.
Non si può amare Dio senza amare i fratelli
non si può amare Dio fuori della Chiesa
Non possiamo essere buoni cristiani se non insieme

martedì 24 giugno 2014

eppure c'è fede

pochi giorni fa scrivevo il post mistero
oggi scopre che è vero io ho una fede pari al 0,1%, ma grazie a Dio c'è chi ha molta più fede di me.
sapere che di fronte ad un tragico evento la moglie restata sola con due bimbe non solo non si è disperata
come sembra normale per il decesso improvviso del giovane marito, ma ha dato coraggio agli altri.
Ha voluto un funerale che esprimesse più gioia per il dono di aver ricevuto tale angelo in terra, che il dolore per il suo ritorno alla casa del padre.
Rimane il mistero della morte
ma se affrontata alla luce della fede
anch'essa fa parte di questo pellegrinaggio verso la patria celeste.
allora un vero credente seppur umanamente dispiaciuto per il distacco fisico
non può che gioire per un anima ricongiunta al Padre.
Grazie S. per aver contribuito con il tuo percorso a una maturità di fede per chi vivrà con Te pur non avendoTI più fisicamente con loro.
grazie alla moglie che ha donato forza a noi preoccupati per lei e i loro piccoli figli.
la loro Fede rende più accettabile questo  mistero .

s. Giovanni il Battista

«Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati.
In quel medesimo istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.
Coloro che le udivano, le serbavano in cuor loro: «Che sarà mai questo bambino?» si dicevano. Davvero la mano del Signore stava con lui.
Il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

lunedì 23 giugno 2014

più che accusatori dobbiamo essere difensori



Dio è “l’unico giudice”n fratello.
“Per questo chi giudica sbaglia, perché prende un posto che non è per lui. Ma non solo sbaglia, anche si confonde. E’ tanto ossessionato da quello che vuole giudicare, da quella persona – tanto, tanto ossessionato! - che quella pagliuzza non lo lascia dormire! ‘Ma, io voglio toglierti quella pagliuzza!'… E non si accorge della trave che lui ha. Confonde: crede che la trave sia quella pagliuzza. Confonde la realtà. E’ un fantasioso. E chi giudica diventa uno sconfitto, finisce male, perché la stessa misura sarà usata per giudicare lui. Il giudice che sbaglia posto perché prende il posto di Dio – superbo, sufficiente – scommette su una sconfitta. E qual è la sconfitta? Quella di essere giudicato con la misura con la quale lui giudica”.
“Gesù, davanti al Padre, mai accusa! E’ il contrario: difende! E’ il primo Paraclito. Poi ci invia il secondo, che è lo Spirito. Lui è il difensore: è davanti al Padre per difenderci dalle accuse. E chi è l’accusatore? Nella Bibbia, si chiama “accusatore” il demonio, satana. Gesù giudicherà, sì: alla fine del mondo, ma nel frattempo intercede, difende..
I“Se noi vogliamo andare sulla strada di Gesù, più che accusatori dobbiamo essere difensori degli altri davanti al Padre. Io vedo una cosa brutta a un altro, vado a difenderlo? No! Ma stai zitto! Vai a pregare e difendilo davanti al Padre, come fa Gesù. Prega per lui, ma non giudicare! Perché se lo fai, quando tu farai una cosa brutta, sarai giudicato. Ricordiamo questo bene, ci farà bene nella vita di tutti i giorni, quando ci viene la voglia di giudicare gli altri, di sparlare degli altri, che è una forma di giudicare”.

giovedì 19 giugno 2014

mistero

fossi cristiano al 100% nulla mi preocuperebbe.
ma sono troppo umano per essere senza preoccupazioni.
La fede aiuta sostiene speiga
ma spesso viene soffocata dalla troppa umanità.
comprendere la morte sarebbe cosa impossibile.
ecco i tanti perchè senza perchè.
perche Yara
perchè la violenza
perchè i malati e morti di tumori.
oggi perchè S.P. lascia moglie e piccole figlie.
Le Sue vie non sono le nostre vie.
Non c'è motivo per perdere la Speranza.
Ma come farà la moglie, e ancor più le piccole a vivere
l'estate senza un marito, un padre
ricorderanno, ma non potranno più abbracciarlo.
perchè?
resta un infinito Mistero
se ci fosse solo fede sarebbe sorella morte
ma per me troppo umano resta un triste mistero.
Ci conforti e consoli la certezza che non ci lasci soli.
ci dia forza e coraggio la sicurezza che non dai croci più pesanti di quelle che possiamo portare.
Signore ma che grandissima forza avrai dato alla moglie e figlie per portare questa immensa croce.
NON è VERO CHE SI MUORE SOLI
lascia in tanti, anche in chi ha solo conosciuto, oppure sentito, un vuoto.
pensare alla famiglia
agli amici.
vorrei chiederTi un infantile e ingenua preghiera
perchè non ci lasci morire di sana e lunga vecchia dopo una serena vita?
un altro perchè senza risposta
un altra domanda che ha come unica risposta
MISTERO
CIAO S.
saperTi con i miei cari Lassù
con tanti che come Te ci precedono
crederVi nostri Angeli
questo è ciò che in parte di questo Mistero
ci piace pensare

martedì 17 giugno 2014

no ad un cuore corrotto


“Il corrotto irrita Dio e fa peccare il popolo”. 
Quando uno “entra” nella “strada della corruzione”, “toglie la vita, usurpa e si vende”. 
 E’ come se “lasciasse di essere una persona e diventasse una merce”, “compra e vende”:
 sono i poveri che pagano la festa dei corrotti! Il conto va a loro. colui che “fa scandalo è meglio che si butti in mare”, il corrotto “scandalizza la società, scandalizza il popolo di Dio”. Il Signore preannuncia quindi il castigo per i corrotti “perché scandalizzano, perché sfruttano quelli che non possono difendersi, schiavizzano”
“Sono traditori i corrotti, 
corrotto è uno che ruba, uno che uccide.
 la porta di uscita per i corrotti, per i corrotti politici, per i corrotti affaristi e per i corrotti ecclesiastici: chiedere perdono!”
“Quando noi leggiamo sui giornali che questo è corrotto, che quell’altro è un corrotto, che ha fatto quell'atto di corruzione e che la tangente va di qua e di là e anche tante cose di alcuni prelati, come cristiani il nostro dovere è chiedere perdono per loro e che il Signore gli dia la grazia di pentirsi, che non muoiano con il cuore corrotto…
“Condannare i corrotti, sì”,  “chiedere la grazia di non diventare corrotti, sì!” ed “anche pregare per la loro conversione!”

lunedì 16 giugno 2014

quando uno ha autorità si sente potente


La corruzione dei potenti finisce per essere “pagata dai poveri”, 
Una storia “molto triste” che, pure se antichissima, è a tutt'oggi lo specchio di uno dei peccati più “a portata di mano”: la corruzione. Papa Francesco riflette sulla pagina della Bibbia, proposta dalla liturgia, che racconta la storia di Nabot, proprietario da generazioni di una vigna. Quando il re Acab – intenzionato, dice il Papa, “ad allargare un po’ il suo giardino” – gli chiede di vendergliela, Nabot rifiuta perché non intende disfarsi dell’”eredità dei suoi padri”. Il re prende molto male il rifiuto, così sua moglie Gezabele ordisce una trappola: con la complicità di falsi testimoni, fa trascinare in tribunale Nabot, che finisce condannato e lapidato a morte. E alla fine, consegna la vigna desiderata al marito, il quale – osserva Papa Francesco – la prende “tranquillo, come se niente fosse accaduto”. “Questa storia – commenta – si ripete continuamente” tra chi detiene “potere materiale o potere politico o potere spirituale”:
“Sui giornali noi leggiamo tante volte: ah, è stato portato in tribunale quel politico che si è arricchito magicamente. E’ stato in tribunale, è stato portato in tribunale quel capo di azienda che magicamente si è arricchito, cioè sfruttando i suoi operai. Si parla troppo di un prelato che si è arricchito troppo e ha lasciato il suo dovere pastorale per curare il suo potere. Così i corrotti politici, i corrotti degli affari e i corrotti ecclesiastici. Dappertutto ce ne sono. E dobbiamo dire la verità: la corruzione è proprio il peccato a portata di mano, che ha quella persona che ha autorità sugli altri, sia economica, sia politica, sia ecclesiastica. Tutti siamo tentati di corruzione. E’ un peccato a portata di mano. Perché quando uno ha autorità si sente potente, si sente quasi Dio”.
Del resto, prosegue Papa Francesco, si viene corrotti lungo la “strada della propria sicurezza”. Con “il benessere, i soldi, poi il potere, la vanità, l’orgoglio… E di là, tutto. Anche uccidere”. Ma, si domanda il Papa, “chi paga la corruzione?” Chi “ti porta la tangente”? No, sostiene, questo è ciò che fa “l’intermediario”. La corruzione in realtà “la paga il povero”:
“Se parliamo dei corrotti politici o dei corrotti economici, chi paga questo? Pagano gli ospedali senza medicine, gli ammalati che non hanno cura, i bambini senza educazione. Loro sono i moderni Nabot, che pagano la corruzione dei grandi. E chi paga la corruzione di un prelato? La pagano i bambini, che non sanno farsi il segno della croce, che non sanno la catechesi, che non sono curati. La pagano gli ammalati che non sono visitati, la pagano i carcerati che non hanno attenzioni spirituali. I poveri pagano. La corruzione viene pagata dai poveri: poveri materiali, poveri spirituali”.
Invece, afferma Papa Francesco, “l’unica strada per uscire dalla corruzione, l’unica strada per vincere la tentazione, il peccato della corruzione, è il servizio”. Perché, spiega, “la corruzione viene dall’orgoglio, dalla superbia, e il servizio ti umilia”: è la “carità umile per aiutare gli altri”:
“Oggi, offriamo la Messa per questi - tanti, tanti... – che pagano la corruzione, che pagano la vita dei corrotti. Questi martiri della corruzione politica, della corruzione economica e della corruzione ecclesiastica. Preghiamo per loro. Che il Signore ci avvicini a loro. Sicuramente era molto vicino a Nabot, nel momento della lapidazione, come era molto vicino a Stefano. Che il Signore gli sia vicino e gli dia forza per andare avanti nella loro testimonianza, nella propria testimonianza”.

venerdì 13 giugno 2014

in un filo di silenzio sonoro



Quando il Signore vuole affidarci una missione, “ci prepara” per farla “bene”.
 ‘Il Signore era in un filo di silenzio sonoro’. Sembra una contraddizione: era in quel filo di silenzio sonoro. Elia sa discernere dov’è il Signore, e il Signore lo prepara con il dono del discernimento. E poi, dà la missione”.

“Il Signore, quando vuole darci una missione, vuole darci un lavoro, ci prepara. Ci prepara per farlo bene, come ha preparato Elia. E il più importante di questo non è che lui abbia incontrato il Signore: no, no, questo sta bene. L’importante è tutto il percorso per arrivare alla missione che il Signore confida. E questa è la differenza tra la missione apostolica che il Signore ci dà e un compito: ‘Ah, tu devi fare questo compito, devi fare questo…’, un compito umano, onesto, buono… Quando il Signore dà una missione, sempre fa entrare noi in un processo, un processo di purificazione, un processo di discernimento, un processo di obbedienza, un processo di preghiera”.
E “la fedeltà a questo processo”, è quella di “lasciarci condurre dal Signore”. Vediamo questo: lui cammina, obbedisce, soffre, discerne, prega, trova il Signore. Il Signore ci dia la grazia di lasciarci preparare tutti i giorni del cammino della nostra vita, perché possiamo testimoniare la salvezza di Gesù”.

giovedì 12 giugno 2014

se non la pace almeno gli accordi


Come deve essere l’amore fra noi, secondo Gesù?

“Primo, un criterio di realismo: di sano realismo. Se tu hai qualcosa contro un altro e non puoi sistemare, cercare una soluzione, ma mettetevi d’accordo, almeno; ma, mettiti d’accordo con il tuo avversario, mentre sei in cammino. Non sarà l’ideale, ma l’accordo è una cosa buona. E’ realismo”.
“fermiamo l’odio, la lotta tra noi”. 
Un secondo criterio che ci dà Gesù “è il criterio della verità”. “sparlare dell’altro è uccidere, perché alla radice è lo stesso odio”, “lo uccidi” in “un un’altra maniera: con le chiacchiere, con le calunnie, con la diffamazione”. E Gesù ci avverte: “Quello che gli dice stupido, questo sta uccidendo il fratello, perché ha una radice d’odio”:
“E oggi pensiamo che non uccidere il fratello sia non ammazzarlo, ma no: non ucciderlo è non insultarlo. L’insulto nasce dalla stessa radice del crimine: è la stessa. L’odio. Se tu non hai odio, e non ucciderai il tuo nemico, tuo fratello, non insultarlo nemmeno. Ma cercare insulti è un’abitudine molto comune tra noi. C’è gente che per esprimere il suo odio contro un’altra persona ha una capacità di fiorire con questi fiori d’insulto, impressionante, tanto! E questo fa male. Sgridare. L’insulto … No, siamo realisti. Il criterio del realismo. Il criterio di coerenza. Non uccidere, non insultare”.
Il terzo criterio  filiazione”. “Se tu, se noi non dobbiamo uccidere il fratello è perché è fratello, cioè abbiamo lo stesso Padre. Io non posso andare dal Padre se non ho pace con il mio fratello”. “Non parlare con il Padre se non sei in pace con tuo fratello almeno con un accordo”:
“Non parlare con il Padre senza essere in pace con il fratello. Tre criteri: un criterio di realismo, un criterio di coerenza, cioè non ammazzare ma nemmeno insultare, perché chi insulta ammazza, uccide; e un criterio di filiazione: non si può parlare con il Padre se non posso parlare con il mio fratello. E questo è superare la giustizia, quella degli scribi e dei farisei. Questo programma non è facile, no? Ma è la via che Gesù ci indica per andare avanti. Chiediamo a Lui la grazia di poter andare avanti in pace fra noi, sia con gli accordi ma sempre con coerenza e con spirito di filiazione”.

giovedì 5 giugno 2014

entrare per amore


La Chiesa “non è rigida”, la Chiesa “è libera”. 
Gesù prega per la Chiesa e chiede al Padre che tra i suoi discepoli “non ci siano divisioni e liti”. 
 “Tanti  dicono di essere nella Chiesa”, ma “sono con un piede dentro” e “l’altro ancora non è entrato”. Si riservano, così, la “possibilità di essere in ambedue i posti”, “dentro e fuori”. “Per questa gentela Chiesa non è la loro casa, non la sentono come propria. Per loro è un affitto”. 

“L’uniformità. La rigidità. Sono rigidi! Non hanno quella libertà che dà lo Spirito Santo. E fanno confusione fra quello che Gesù ha predicato nel Vangelo con la loro dottrina, la loro dottrina di uguaglianza. E Gesù mai ha voluto che la sua Chiesa fosse così rigida. Mai. E questi, per tale atteggiamento, non entrano nella Chiesa. Si dicono cristiani, si dicono cattolici, ma il loro atteggiamento rigido li allontana dalla Chiesa”.
Un altro gruppo è fatto di quelli che hanno sempre una propria idea, "che non vogliono che sia come quella della Chiesa, hanno un’alternativa”.  gli “alternativisti”:
“Io entro nella Chiesa, ma con questa idea, con questa ideologia. E così la loro appartenenza alla Chiesa è parziale. Anche questi hanno un piede fuori della Chiesa. Anche per questi la Chiesa non è casa loro, non è propria. Affittano la Chiesa ad un certo punto. Al principio della predicazione evangelica ce n’erano! Pensiamo agli gnostici, che l’Apostolo Giovanni bastona tanto forte, no? ‘Siamo... sì, sì... siamo cattolici, ma con queste idee’. Un’alternativa. Non condividono quel sentire proprio della Chiesa”.
E il terzo gruppo, è di quelli che “si dicono cristiani, ma non entrano dal cuore nella Chiesa”: sono i “vantaggisti”, quelli che “cercano i vantaggi, e vanno alla Chiesa, ma per vantaggio personale, e finiscono facendo affari nella Chiesa”:
“Gli affaristi. E questi, anche, non sentono la Chiesa come madre, come propria. E Gesù dice: ‘No! La Chiesa non è rigida, una, sola: la Chiesa è libera!’”.
Se tu vuoi entrare nella Chiesa, che sia per amore”, per dare “tutto il cuore e non per fare affari a tuo profitto”. La Chiesa, “non è una casa da affittare”, la Chiesa “è una casa per vivere”, “come madre propria”.

mercoledì 4 giugno 2014

pietà no pietismo



Quello della pietà è “un dono dello Spirito Santo che tante volte viene frainteso o considerato in modo superficiale, e che invece tocca nel cuore la nostra identità e la nostra vita cristiana”.
 questo dono non si identifica con l’avere compassione di qualcuno, avere pietà del prossimo, ma indica la nostra appartenenza a Dio e il nostro legame profondo con Lui, un legame che dà senso a tutta la nostra vita e che ci mantiene saldi, in comunione con Lui, anche nei momenti più difficili e travagliati”.
Legame , relazione vissuta col cuore: è la nostra amicizia con Dio, donataci da Gesù, un’amicizia che cambia la nostra vita e ci riempie di entusiasmo, di gioia”.

 “il dono della pietà suscita in noi innanzitutto la gratitudine e la lode. È questo infatti il motivo e il senso più autentico del nostro culto e della nostra adorazione. Quando lo Spirito Santo ci fa percepire la presenza del Signore e tutto il suo amore per noi, ci riscalda il cuore e ci muove quasi naturalmente alla preghiera e alla celebrazione. Pietà è sinonimo di autentico spirito religioso, di confidenza filiale con Dio, di quella capacità di pregarlo con amore e semplicità che è propria delle persone umili di cuore”.
“Se il dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione con Dio e ci porta a vivere come suoi figli, nello stesso tempo ci aiuta a riversare questo amore anche sugli altri e a riconoscerli come fratelli. E allora sì che saremo mossi da sentimenti di pietà – non di pietismo! – nei confronti di chi ci sta accanto e di coloro che incontriamo ogni giorno”.
E qui, Papa Francesco ha spiegato perché abbia usato il termine di “pietismo” “Perché – ha detto – alcuni pensano che avere pietà è chiudere gli occhi, fare faccia di immaginetta, così, no? E anche fare finta di essere come un santo, no? Ma quello non è il dono della pietà (…) No, questo non è il dono della pietà”. Viceversa, ha soggiunto, “saremo davvero capaci di gioire con chi è nella gioia, di piangere con chi piange, di stare vicini a chi è solo o angosciato, di correggere chi è nell’errore, di consolare chi è afflitto, di accogliere e soccorrere chi è nel bisogno”.
“rapporto molto, molto, stretto” fra il dono della pietà e quello della mitezza: “Il dono della pietà che ci dà lo Spirito Santo ci fa miti, ci fa tranquilli, pazienti, in pace con Dio: al servizio con mitezza degli altri”.
 “Chiediamo al Signore che il dono del suo Spirito possa vincere il nostro timore, le nostre incertezze, anche il nostro Spirito inquieto, impaziente, e possa renderci testimoni gioiosi di Dio e del suo amore, adorando il Signore in verità e anche nel servizio dei prossimi, con mitezza e anche col sorriso che sempre lo Spirito Santo ci dà nella gioia. Che lo Spirito Santo dia a tutti noi questo dono della pietà”.

martedì 3 giugno 2014

un amore non di parole


Gesù prega per ognuno di noi, mostrando al Padre le sue piaghe. 
 Gesù parla con il Padree dice: ‘Io prego per loro’.
 Gesù prega per noi”. Come aveva pregato per Pietro e per Lazzaro davanti alla tomba. Gesù ci dice: “Tutti voi siete del Padre. E io prego per voi davanti al Padre”. Gesù non prega per il mondo, “prega per noi”, “prega per la sua Chiesa”:
“L’apostolo Giovanni, pensando a queste cose e parlando di noi che siamo tanto peccatori, dice: ‘Non peccate, ma se qualcuno di voi pecca, sapete che abbiamo un avvocato davanti al Padre, uno che prega per noi, ci difende davanti al Padre, ci giustifica’. Credo che dobbiamo pensare tanto a questa verità, a questa realtà: in questo momento, Gesù sta pregando per me. Io posso andare avanti nella vita perché ho un avvocato che mi difende e se io sono colpevole e ho tanti peccati… è un buon avvocato difensore, questo, e parlerà al Padre di me”.
“Lui è il primo” avvocato che invia poi il Paraclito. Quando noi in parrocchia, a casa, in famiglia “abbiamo qualche necessità, qualche problema” dobbiamo chiedere a Gesù di pregare per noi. 
“E oggi come prega Gesù? 
credo che non parli troppo con il Padre”:
“Non parla: ama. Ma c’è una cosa che Gesù fa, oggi, sono sicuro che la faccia. Gli fa vedere al Padre le sue piaghe e Gesù, con le sue piaghe, prega per noi come se dicesse al Padre: 'Ma, Padre, questo è il prezzo di questi! Aiutali, proteggili. Sono i tuoi figli che io ho salvato, con questo’. Al contrario, non si capisce perché Gesù dopo la Risurrezione ha avuto questo corpo glorioso, bellissimo – non c’erano i lividi, non c’erano le ferite della flagellazione, tutto bello – ma c’erano le piaghe. Le cinque piaghe. Perché Gesù ha voluto portarle in cielo? Perché? Per pregare per noi. Per fare vedere al Padre il prezzo: ‘Questo è il prezzo, adesso non lasciarli da soli. Aiutali’”.
  non dobbiamo dimenticare di chiedere a Gesù di pregare per noi:
“‘Gesù, prega per me. Fai vedere al Padre le tue piaghe che sono anche le mie, sono le piaghe del mio peccato. Sono le piaghe del mio problema in questo momento’. Gesù intercessore soltanto fa vedere al Padre le sue piaghe. E questo succede oggi, in questo momento. Prendiamo la parola che Gesù ha detto a Pietro: ‘Pietro, io pregherò per te perché la tua fede non venga meno’”.

lunedì 2 giugno 2014

amore fedele, amore perseverante, amore fecondo

Gesù sposò la Chiesa per amore. 
E’ “la sua sposa: bella, santa, peccatrice, ma la ama lo stesso”. E il suo modo di amarla mette in mostra le “tre caratteristiche” di questo amore:
“È un amore fedele; 
è un amore perseverante, non si stanca mai di amare la sua Chiesa; 
è un amore fecondo. 
E’ un amore fedele! Gesù è il fedele!
Lui rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso!’. 
La fedeltà è proprio l’essere dell’amore di Gesù. E l’amore di Gesù nella sua Chiesa è fedele. Questa fedeltà è come una luce sul matrimonio. La fedeltà dell’amore. Sempre”.
Fedele sempre, ma anche sempre instancabile nella sua perseveranza. Proprio come l’amore di Gesù per la sua Sposa. "Tante volte" Gesù perdona la Chiesa e allo stesso modo,  anche all'interno della coppia alle volte "si chiede perdono" e così "l'amore matrimoniale va avanti":
“La vita matrimoniale deve essere perseverante, deve essere perseverante. Perché al contrario l’amore non può andare avanti. La perseveranza nell’amore, nei momenti belli e nei momenti difficili, quando ci sono i problemi: i problemi con i figli, i problemi economici, i problemi qui, i problemi là. Ma l’amore persevera, va avanti, sempre cercando di risolvere le cose, per salvare la famiglia. Perseveranti: si alzano ogni mattina, l’uomo e la donna, e portano avanti la famiglia”.
Terzo tratto, la “fecondità”. L’amore di Gesù, “fa feconda la Chiesa con nuovi figli, 
“ci sono cose che a Gesù non piacciono”, ovvero i matrimoni sterili per scelta:
“Questi matrimoni che non vogliono i figli, che vogliono rimanere senza fecondità. Questa cultura del benessere di dieci anni fa ci ha convinto: ‘E’ meglio non avere i figli! E’ meglio! Così tu puoi andare a conoscere il mondo, in vacanza, puoi avere una villa in campagna, tu stai tranquillo’... Ma è meglio forse - più comodo – avere un cagnolino, due gatti, e l’amore va ai due gatti e al cagnolino. 
E alla fine questo matrimonio arriva alla vecchiaia in solitudine, con l’amarezza della cattiva solitudine. Non è fecondo, non fa quello che Gesù fa con la sua Chiesa: la fa feconda”.