Per la cultura ebraica
il cuore è il centro dei sentimenti, dei pensieri e delle intenzioni
della persona umana. Se la Bibbia ci insegna che Dio non vede le
apparenze, ma il cuore (cfr 1 Sam 16,7), possiamo dire anche
che è a partire dal nostro cuore che possiamo vedere Dio. Questo perché
il cuore riassume l’essere umano nella sua totalità e unità di corpo e
anima, nella sua capacità di amare ed essere amato.
il forte richiamo di Gesù a lanciarci
con coraggio nell’avventura della ricerca della felicità.
«Beati i puri di cuore, perché
vedranno Dio» (Mt 5,8).
La parola beati, ossia felici, compare nove volte in questa che è la prima grande predica di Gesù (cfr Mt
5,1-12). È come un ritornello che ci ricorda la chiamata del Signore a
percorrere insieme a Lui una strada che, nonostante tutte le sfide, è la
via della vera felicità.
la ricerca della felicità è comune a tutte le
persone di tutti i tempi e di tutte le età. Dio ha deposto nel cuore di
ogni uomo e di ogni donna un desiderio irreprimibile di felicità, di
pienezza. Non avvertite che i vostri cuori sono inquieti e in continua
ricerca di un bene che possa saziare la loro sete d’infinito?
I primi capitoli del Libro della Genesi ci presentano la splendida
beatitudine alla quale siamo chiamati e che consiste in comunione
perfetta con Dio, con gli altri, con la natura, con noi stessi. Il
libero accesso a Dio, alla sua intimità e visione era presente nel
progetto di Dio per l’umanità dalle sue origini e faceva sì che la luce
divina permeasse di verità e trasparenza tutte le relazioni umane. In
questo stato di purezza originale non esistevano “maschere”, sotterfugi,
motivi per nascondersi gli uni agli altri. Tutto era limpido e chiaro.
Quando l’uomo e la donna cedono alla tentazione e rompono la
relazione di fiduciosa comunione con Dio, il peccato entra nella storia
umana (cfr Gen 3). Le conseguenze si fanno subito notare anche
nelle loro relazioni con sé stessi, l’uno con l’altro, con la natura. E
sono drammatiche! La purezza delle origini è come inquinata. Da quel
momento in poi l’accesso diretto alla presenza di Dio non è più
possibile. Subentra la tendenza a nascondersi, l’uomo e la donna devono
coprire la propria nudità. Privi della luce che proviene dalla visione
del Signore, guardano la realtà che li circonda in modo distorto, miope.
La “bussola” interiore che li guidava nella ricerca della felicità
perde il suo punto di riferimento e i richiami del potere, del possesso e
della brama del piacere a tutti i costi li portano nel baratro della
tristezza e dell’angoscia.
Nei Salmi troviamo il grido che l’umanità rivolge a Dio dal profondo
dell’anima: «Chi ci farà vedere il bene, se da noi, Signore, è fuggita
la luce del tuo volto?» (Sal 4,7). Il Padre, nella sua infinita
bontà, risponde a questa supplica inviando il suo Figlio. In Gesù, Dio
assume un volto umano. Con la sua incarnazione, vita, morte e
risurrezione Egli ci redime dal peccato e ci apre orizzonti nuovi,
finora impensabili.
in Cristo si trova il pieno compimento dei
sogni di bontà e felicità. Lui solo può soddisfare le vostre
attese tante volte deluse dalle false promesse mondane.
«è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi
provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi
al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono
falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che
altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di
fare della vostra vita qualcosa di grande» (san
Giovanni Paolo II)
“puro”, la parola greca utilizzata dall’evangelista Matteo è katharos e significa fondamentalmente pulito, limpido, libero da sostanze contaminanti.
Ognuno di noi deve imparare a discernere ciò che può “inquinare” il suo
cuore, formarsi una coscienza retta e sensibile, capace di «discernere
la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm
12,2). Se è necessaria una sana attenzione per la custodia del creato,
per la purezza dell’aria, dell’acqua e del cibo, tanto più dobbiamo
custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni. Questa “ecologia umana” ci aiuterà a respirare l’aria pura che proviene dalle cose belle, dall’amore vero, dalla santità.
Lo sguardo di Cristo, pieno di amore, vi
accompagni per tutta la vostra vita.
Il periodo della giovinezza è quello in cui sboccia la grande
ricchezza affettiva presente nei vostri cuori, il desiderio profondo di
un amore vero, bello e grande. Quanta forza c’è in questa capacità di
amare ed essere amati! Non permettete che questo valore prezioso sia
falsato, distrutto o deturpato. Questo succede quando nelle nostre
relazioni subentra la strumentalizzazione del prossimo per i propri fini
egoistici, talvolta come puro oggetto di piacere. Il cuore rimane
ferito e triste in seguito a queste esperienze negative. Vi prego: non
abbiate paura di un amore vero, quello che ci insegna Gesù e che san
Paolo delinea così: «La carità è magnanima, benevola è la carità; non è
invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, non manca di
rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto
del male ricevuto, non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della
verità. Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità
non avrà mai fine» (1 Cor 13, 4-8).
Nell’invitarvi a riscoprire la bellezza della vocazione umana
all’amore, vi esorto anche a ribellarvi contro la diffusa tendenza a
banalizzare l’amore, soprattutto quando si cerca di ridurlo solamente
all’aspetto sessuale, svincolandolo così dalle sue essenziali
caratteristiche di bellezza, comunione, fedeltà e responsabilità. Cari
giovani, «nella cultura del provvisorio, del relativo, molti predicano
che l’importante è “godere” il momento, che non vale la pena di
impegnarsi per tutta la vita, di fare scelte definitive, “per sempre”,
perché non si sa cosa riserva il domani. Io, invece, vi chiedo di essere
rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente; sì, in questo vi
chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo,
crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che
voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e
prego per voi. Abbiate il coraggio di andare controcorrente. E abbiate
il coraggio anche di essere felici» (Incontro con i volontari alla GMG di Rio, 28 luglio 2013).
Voi giovani siete dei bravi esploratori! Se vi lanciate alla scoperta
del ricco insegnamento della Chiesa in questo campo, scoprirete che il
cristianesimo non consiste in una serie di divieti che soffocano i
nostri desideri di felicità, ma in un progetto di vita capace di
affascinare i nostri cuori!
3. ... perché vedranno Dio
Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna risuona continuamente l’invito del Signore: «Cercate il mio volto!» (Sal
27,8). Allo stesso tempo ci dobbiamo sempre confrontare con la nostra
povera condizione di peccatori. E’ quanto leggiamo per esempio nel Libro
dei Salmi: «Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel
suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro» (Sal
24,3-4). Ma non dobbiamo avere paura né scoraggiarci: nella Bibbia e
nella storia di ognuno di noi vediamo che è sempre Dio che fa il primo
passo. E’ Lui che ci purifica affinché possiamo essere ammessi alla sua
presenza.
Il profeta Isaia, quando ricevette la chiamata del Signore a parlare
nel suo nome, si spaventò e disse: «Ohimè! Io sono perduto, perché un
uomo dalle labbra impure io sono» (Is 6,5). Eppure il Signore
lo purificò, inviandogli un angelo che toccò la sua bocca e gli disse:
«E’ scomparsa la tua colpa e il tuo peccato è espiato» (v. 7). Nel Nuovo
Testamento, quando sul lago di Gennèsaret Gesù chiamò i suoi primi
discepoli e compì il prodigio della pesca miracolosa, Simon Pietro cadde
ai suoi piedi dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un
peccatore» (Lc 5,8). La risposta non si fece aspettare: «Non
temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini» (v. 10). E quando uno
dei discepoli di Gesù gli chiese: «Signore, mostraci il Padre e ci
basta», il Maestro rispose: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (Gv 14,8-9).
L’invito del Signore a incontrarlo è rivolto perciò ad ognuno di voi,
in qualsiasi luogo e situazione si trovi. Basta «prendere la decisione
di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non
c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per
lui» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 3). Siamo tutti peccatori,
bisognosi di essere purificati dal Signore. Ma basta fare un piccolo
passo verso Gesù per scoprire che Lui ci aspetta sempre con le braccia
aperte, in particolare nel Sacramento della Riconciliazione, occasione
privilegiata di incontro con la misericordia divina che purifica e
ricrea i nostri cuori.
Sì, cari giovani, il Signore vuole incontrarci, lasciarsi “vedere” da
noi. “E come?” – mi potrete domandare. Anche santa Teresa d’Avila, nata
in Spagna proprio 500 anni fa, già da piccola diceva ai suoi genitori:
«Voglio vedere Dio». Poi ha scoperto la via della preghiera come «un intimo rapporto di amicizia con Colui dal quale ci sentiamo amati» (Libro della vita,
8, 5). Per questo vi domando: voi pregate? Sapete che potete parlare
con Gesù, con il Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un
amico? E non un amico qualsiasi, ma il vostro migliore e più fidato
amico! Provate a farlo, con semplicità. Scoprirete quello che un
contadino di Ars diceva al santo Curato del suo paese: quando sono in
preghiera davanti al Tabernacolo, «io lo guardo e lui mi guarda» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2715).
Ancora una volta vi invito a incontrare il Signore leggendo
frequentemente la Sacra Scrittura. Se non avete ancora l’abitudine,
iniziate dai Vangeli. Leggete ogni giorno un brano. Lasciate che la
Parola di Dio parli ai vostri cuori, illumini i vostri passi (cfr Sal 119,105). Scoprirete che si può “vedere” Dio anche nel volto dei fratelli, specialmente quelli più dimenticati: i poveri, gli affamati, gli assetati, gli stranieri, gli ammalati, i carcerati (cfr Mt
25,31-46). Ne avete mai fatto esperienza? Cari giovani, per entrare
nella logica del Regno di Dio bisogna riconoscersi poveri con i poveri.
Un cuore puro è necessariamente anche un cuore spogliato, che sa
abbassarsi e condividere la propria vita con i più bisognosi.
L’incontro con Dio nella preghiera, attraverso la lettura della
Bibbia e nella vita fraterna vi aiuterà a conoscere meglio il Signore e
voi stessi. Come accadde ai discepoli di Emmaus (cfr Lc
24,13-35), la voce di Gesù farà ardere i vostri cuori e si apriranno i
vostri occhi per riconoscere la sua presenza nella vostra storia,
scoprendo così il progetto d’amore che Lui ha per la vostra vita.
Alcuni di voi sentono o sentiranno la chiamata del Signore al
matrimonio, a formare una famiglia. Molti oggi pensano che questa
vocazione sia “fuori moda”, ma non è vero! Proprio per questo motivo,
l’intera Comunità ecclesiale sta vivendo un periodo speciale di
riflessione sulla vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e
nel mondo contemporaneo. Inoltre, vi invito a considerare la chiamata
alla vita consacrata o al sacerdozio. Quanto è bello vedere giovani che
abbracciano la vocazione di donarsi pienamente a Cristo e al servizio
della sua Chiesa! Interrogatevi con animo puro e non abbiate paura di
quello che Dio vi chiede! A partire dal vostro “sì” alla chiamata del
Signore diventerete nuovi semi di speranza nella Chiesa e nella società.
Non dimenticate: la volontà di Dio è la nostra felicità!
4. In cammino verso Cracovia
«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» (Mt
5,8). Cari giovani, come vedete, questa Beatitudine tocca molto da
vicino la vostra esistenza ed è una garanzia della vostra felicità.
Perciò vi ripeto ancora una volta: abbiate il coraggio di essere felici!
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