venerdì 26 settembre 2014
si appartiene a Gesù se si regge con Lui il peso della Croce
Cristiano uguale “cireneo”.
L’avere fede sta in questa identificazione: si appartiene a Gesù se si regge con Lui il peso della Croce. Altrimenti si percorre una via “buona” all’apparenza, ma non “vera”.
“Il Figlio dell’uomo il Messia, l’Unto, deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e degli scribi, venire ucciso e risorgere. Questa è la strada della vostra liberazione. Questa è la strada del Messia, del Giusto: la Passione, la Croce.
'Sì, io sono il Figlio di Dio. Ma questo è il mio cammino: devo andare in questa strada di sofferenza'”.
È questala “pedagogia” che Gesù usa per “preparare i cuori dei discepoli, i cuori della gente, a capire questo Mistero di Dio”:
“E’ tanto l’amore di Dio, è tanto brutto il peccato, che Lui ci salva così: con questa identità nella Croce. Non si può capire Gesù Cristo Redentore senza la Croce: non si può capire! Possiamo arrivare fino a pensare che è un gran profeta, fa cose buone, è un santo.
Il Cristo Redentore senza la Croce non lo si può capire.
Gesù ci “prepara per capirlo bene”. Ci “prepara ad accompagnarlo con le nostre croci nella sua strada verso la redenzione”:
“Ci prepara ad essere dei cirenei per aiutarlo a portare la Croce. E la nostra vita cristiana senza questo non è cristiana. E’ una vita spirituale, buona… ‘
La nostra identità di cristiani deve essere custodita e non credere che essere cristiani è un merito, è un cammino spirituale di perfezione. Non è un merito, è pura grazia.”
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