«Chi è mio prossimo?»
vuole una regola chiara che gli permetta di classificare gli altri in “prossimo” e “non-prossimo”, in quelli che possono diventare prossimi e in quelli che non possono diventare prossimi.
E Gesù risponde con una parabola, che mette in scena un sacerdote, un levita e un samaritano. I primi due sono figure legate al culto del tempio; il terzo è un ebreo scismatico, considerato come uno straniero, pagano e impuro, cioè il samaritano.
Sulla strada da Gerusalemme a Gerico il sacerdote e il levita si imbattono in un uomo moribondo, che i briganti hanno assalito, derubato e abbandonato. La Legge del Signore in situazioni simili prevedeva l’obbligo di soccorrerlo, ma entrambi passano oltre senza fermarsi.
Erano di fretta… Vanno per un’altra strada e non si avvicinano.
Non è automatico che chi frequenta la casa di Dio e conosce la sua misericordia sappia amare il prossimo.
Puoi conoscere tutta la Bibbia, tu puoi conoscere tutte le rubriche liturgiche, tu puoi conoscere tutta la teologia, ma dal conoscere non è automatico l’amare: l’amare ha un’altra strada.
Non esiste vero culto se esso non si traduce in servizio al prossimo.
Ignorare la sofferenza dell’uomo, cosa significa? Significa ignorare Dio!
Il samaritano, ebbe compassione”, cioè il cuore, le viscere, si sono commosse!
Il cuore del samaritano era sintonizzato con il cuore stesso di Dio.
La “compassione” è una caratteristica essenziale della misericordia di Dio. Dio ha compassione di noi. Patisce con noi, le nostre sofferenze Lui le sente. Compassione significa “compartire con”. Il verbo indica che le viscere si muovono e fremono alla vista del male dell’uomo.
Io credo che il Signore ha compassione di me, così come sono, peccatore, con tanti problemi e tanti cose?”.
La compassione, l’amore, non è un sentimento vago, ma significa prendersi cura dell’altro fino a pagare di persona.
Significa compromettersi compiendo tutti i passi necessari per “avvicinarsi” all’altro fino a immedesimarsi con lui: «amerai il tuo prossimo come te stesso». Ecco il Comandamento del Signore.
Tu puoi diventare prossimo di chiunque incontri nel bisogno, e lo sarai se nel tuo cuore hai compassione, cioè se hai quella capacità di patire con l’altro.
Questa parabola è uno stupendo regalo per tutti noi, e anche un impegno! A ciascuno di noi Gesù ripete ciò che disse al dottore della Legge: «Va’ e anche tu fa’ così» (v. 37). Siamo tutti chiamati a percorrere lo stesso cammino del buon samaritano, che è figura di Cristo: Gesù si è chinato su di noi, si è fatto nostro servo, e così ci ha salvati, perché anche noi possiamo amarci come Lui ci ha amato, allo stesso modo.
udienza papa Francesco 27 aprile 2016
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