sabato 11 febbraio 2017

LA BELLA SIGNORA

MESSAGGIO papa FRANCESCO
XXV GIORNATA MONDIALE DEL MALATO 2017

Stupore per quanto Dio compie: «Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente...» (Lc 1,49)

tale Giornata costituisce un’occasione di attenzione speciale alla condizione degli ammalati e, più in generale, dei sofferenti; e al tempo stesso invita chi si prodiga in loro favore, a partire dai familiari, dagli operatori sanitari e dai volontari, a rendere grazie per la vocazione ricevuta dal Signore di accompagnare i fratelli ammalati. 
... presso la Grotta di Massabielle, dinanzi all’effige della Vergine Immacolata, nella quale l’Onnipotente ha fatto grandi cose per la redenzione dell’umanità, ...
contemplare in Maria, Salute dei malati, la garante della tenerezza di Dio per ogni essere umano e il modello dell’abbandono alla sua volontà; e a trovare sempre nella fede, nutrita dalla Parola e dai Sacramenti, la forza di amare Dio e i fratelli anche nell’esperienza della malattia.
Come santa Bernadette siamo sotto lo sguardo di Maria. L’umile ragazza di Lourdes racconta che la Vergine, da lei definita “la Bella Signora”, la guardava come si guarda una persona. Queste semplici parole descrivono la pienezza di una relazione. Bernadette, povera, analfabeta e malata, si sente guardata da Maria come persona. La Bella Signora le parla con grande rispetto, senza compatimento. Questo ci ricorda che ogni malato è e rimane sempre un essere umano, e come tale va trattato. Gli infermi, come i portatori di disabilità anche gravissime, hanno la loro inalienabile dignità e la loro missione nella vita e non diventano mai dei meri oggetti, anche se a volte possono sembrare solo passivi, ma in realtà non è mai così.
Bernadette, dopo essere stata alla Grotta, grazie alla preghiera trasforma la sua fragilità in sostegno per gli altri, grazie all’amore diventa capace di arricchire il suo prossimo e, soprattutto, offre la sua vita per la salvezza dell’umanità. Il fatto che la Bella Signora le chieda di pregare per i peccatori, ci ricorda che gli infermi, i sofferenti, non portano in sé solamente il desiderio di guarire, ma anche quello di vivere cristianamente la propria vita, arrivando a donarla come autentici discepoli missionari di Cristo. A Bernadette Maria dona la vocazione di servire i malati e la chiama ad essere Suora della Carità, una missione che lei esprime in una misura così alta da diventare modello a cui ogni operatore sanitario può fare riferimento. Chiediamo dunque all’Immacolata Concezione la grazia di saperci sempre relazionare al malato come ad una persona che, certamente, ha bisogno di aiuto, a volte anche per le cose più elementari, ma che porta in sé il suo dono da condividere con gli altri.
Lo sguardo di Maria, Consolatrice degli afflitti, illumina il volto della Chiesa nel suo quotidiano impegno per i bisognosi e i sofferenti. I frutti preziosi di questa sollecitudine della Chiesa per il mondo della sofferenza e della malattia sono motivo di ringraziamento al Signore Gesù, il quale si è fatto solidale con noi, in obbedienza alla volontà del Padre e fino alla morte in croce, perché l’umanità fosse redenta. La solidarietà di Cristo, Figlio di Dio nato da Maria, è l’espressione dell’onnipotenza misericordiosa di Dio che si manifesta nella nostra vita – soprattutto quando è fragile, ferita, umiliata, emarginata, sofferente – infondendo in essa la forza della speranza che ci fa rialzare e ci sostiene.
Tanta ricchezza di umanità e di fede non deve andare dispersa, ma piuttosto aiutarci a confrontarci con le nostre debolezze umane e, al contempo, con le sfide presenti in ambito sanitario e tecnologico.
... contribuire alla diffusione di una cultura rispettosa della vita, della salute e dell’ambiente; un rinnovato impulso a lottare per il rispetto dell’integralità e della dignità delle persone, anche attraverso un corretto approccio alle questioni bioetiche, alla tutela dei più deboli e alla cura dell’ambiente.

O Maria, nostra Madre,
che in Cristo accogli ognuno di noi come figlio,
sostieni l’attesa fiduciosa del nostro cuore,
soccorrici nelle nostre infermità e sofferenze,
guidaci verso Cristo tuo figlio e nostro fratello,
e aiutaci ad affidarci al Padre che compie grandi cose.
A tutti voi assicuro il mio costante ricordo nella preghiera e vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
8 dicembre 2016, Festa dell’Immacolata Concezione

Francesco

martedì 7 febbraio 2017

CON TUTTO IL CUORE

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA QUARESIMA 2017

La Parola è un dono. L’altro è un dono


la Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: 
la Pasqua di Risurrezione
la vittoria di Cristo sulla morte. 
è un invito alla conversione: tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui ... 
La Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso...: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. 
Siamo invitati ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità. 
la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro ...ci offre la chiave per comprendere come agire per raggiungere la vera felicità e la vita eterna, esortandoci ad una sincera conversione.
1. L’altro è un dono
La parabola comincia presentando i due personaggi principali, ma è il povero che viene descritto in maniera più dettagliata: egli si trova in una condizione disperata e non ha la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco e mangia le briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i cani vengono a leccarle (cfr vv. 20-21). Il quadro dunque è cupo, e l’uomo degradato e umiliato.
...il povero si chiama Lazzaro:  significa «Dio aiuta».  Mentre per il ricco egli è come invisibile, per noi diventa noto e quasi familiare, diventa un volto; e, come tale, un dono, una ricchezza inestimabile, un essere voluto, amato, ricordato da Dio, anche se la sua concreta condizione è quella di un rifiuto umano 
Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. 
Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore  all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. 
La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole. Ma per poter fare questo è necessario prendere sul serio anche quanto il Vangelo ci rivela a proposito dell’uomo ricco.
2. Il peccato ci acceca il ricco non ha un nome. La sua opulenza si manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato. In lui si intravede drammaticamente la corruzione del peccato, che si realizza in tre momenti successivi: l’amore per il denaro, la vanità e la superbia 
Dice l’apostolo Paolo che «l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10). Essa è il principale motivo della corruzione e fonte di invidie, litigi e sospetti. Il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un idolo tirannico . Invece di essere uno strumento al nostro servizio per compiere il bene ed esercitare la solidarietà con gli altri, il denaro può asservire noi e il mondo intero ad una logica egoistica che non lascia spazio all’amore e ostacola la pace.
La cupidigia del ricco lo rende vanitoso. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore. La sua vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell’esistenza .
Il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. 
L’uomo ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione.
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza» (Mt 6,24).
3. La Parola è un dono
«Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai». Il ricco e il povero, infatti, muoiono entrambi e la parte principale della parabola si svolge nell’aldilà. I due personaggi scoprono improvvisamente che «non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via» (1 Tm 6,7).
Anche il nostro sguardo si apre all’aldilà, dove il ricco ha un lungo dialogo con Abramo, che chiama «padre» (Lc 16,24.27), dimostrando di far parte del popolo di Dio. Questo particolare rende la sua vita ancora più contraddittoria, perché finora non si era detto nulla della sua relazione con Dio. In effetti, nella sua vita non c’era posto per Dio, l’unico suo dio essendo lui stesso.
Solo tra i tormenti dell’aldilà il ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che il povero alleviasse le sue sofferenze con un po’ di acqua. I gesti richiesti a Lazzaro sono simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai compiuto. Abramo, tuttavia, gli spiega: «Nella vita tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti» (v. 25). Nell’aldilà si ristabilisce una certa equità e i mali della vita vengono bilanciati dal bene.
la radice dei  mali del ricco è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello.
...sappiamo aprire le nostre porte al debole e al povero. Allora potremo vivere e testimoniare in pienezza la gioia della Pasqua.
Dal Vaticano, 18 ottobre 2016
Festa di San Luca Evangelista
Francesco

AMARE DI PIU'


«O Signore, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra,
 Signore, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi? Il figlio dell’uomo, perché te ne curi?»»  salmo 8 
«Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza. Domini sui pesci del mare, gli uccelli...”. E Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. E li benedisse e disse loro: “Siate fecondi, moltiplicatevi; riempite la Terra; soggiogatela; dominate sui pesci del mare...”». 
«Dio dà tutto all’uomo. E la creazione dell’uomo e della donna è l’incoronazione di tutta la creazione del mondo, è il fine». 
«cosa ci dà Dio? Prima di tutto  ci ha dato il dna, cioè ci ha fatto figli, ci ha creati a sua immagine, a sua immagine e somiglianza, come lui». ....
 Dio «ci ha dato questa identità di figli». Addirittura possiamo dire: «Siamo “come dei”, perché siamo figli di Dio». E Dio «è contento, perché ha sulla terra un figlio, come ne ha un altro in cielo. È felice il Signore: “È molto buono”, dice a se stesso». Questa, quindi, è la prima cosa che Dio ha dato all’uomo nella creazione.
Le seconda è insieme un «dono» e un «compito». 
Ci ha dato tutta la terra: «Domini sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». E Dio dice agli uomini: «riempite la terra, soggiogatela, dominate sui pesci del mare e su ogni essere vivente». Dio, cioè, «ha dato la regalità: è un re, l’uomo. È quello che domina. Così lo vuole il Signore: non lo vuole schiavo, lo vuole signore». E cosa comporta questa signoria? Comporta «il compito di portare avanti il Creato», cioè «un lavoro».
«Come DIO ha lavorato nella creazione, ha dato a noi il lavoro, ha dato il lavoro di portare avanti il creato. Non di distruggerlo; ma di farlo crescere, di curarlo, di custodirlo e farlo portare frutto avanti». 
la terza cosa che ha dato è l’amore. Dio dice: «Non è buono che l’uomo viva da solo. E ha fatto la compagna». ...
ringraziamo il Signore per questi tre regali che ci ha dato: l’identità, il dono-compito e l’amore. E chiediamo la grazia di custodire questa identità di figli, di lavorare sul dono che ci ha dato e portare avanti con il nostro lavoro questo dono, e la grazia di imparare ogni giorno ad amare di più». 
PAPA FRANCESCO martedì, 7 febbraio 2017



AMORE E LIBERTA'

 «Sei tanto grande, Signore, mio Dio! Sei tanto grande!» (Salmo 103)  lodiamo il Signore , per la creazione, tanto grande; «il Padre lavora per fare questa meraviglia della creazione  e per fare col Figlio questa meraviglia della ri-creazione; per fare quel passaggio dal caos al cosmo, dal disordine all’ordine, dal peccato alla grazia».

«Ma perché Dio ha voluto creare il mondo?»: Dio amava, nella sua pienezza amava; nella sua comunicazione, fra le tre Persone, amava e non aveva bisogno di più». 
ma se Dio «non aveva bisogno, perché ha creato il mondo?». 
perché Dio «ha creato il mondo?». La risposta da dare è questa: «Semplicemente per condividere la sua pienezza, per avere qualcuno al quale dare e col quale condividere la sua pienezza». In una parola, «per dare».
«il dono soltanto si riceve con la libertà»
«Sei grande Signore, Ti voglio tanto bene, perché mi hai dato questo dono, mi hai salvato, mi hai creato»:
 «quando tu diventi schiavo dell’amore sei libero: è una bella schiavitù
il Signore ci faccia capire questa cosa grande e ci faccia capire quello che lui faceva prima di creare il mondo: amava. Ci faccia capire il suo amore verso di noi e noi possiamo dire “Sei tanto grande, Signore, grazie, grazie!”». E «andiamo avanti così».
 PAPA FRANCESCO 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLVII, n.30, 07/02/2017)
Lunedì, 6 febbraio 2017